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Bukowski
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Re: Cicerone
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Data:
05/11/2002 6.02.38
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Cicerone, Post Reditum Ad Quirites Oratio, 6-7
Da un lato [cum?] l'appoggio da voi concessomi, gi? di per s? solo, ? segno di una grandezza (d'animo) tale che le parole non mi bastano a contraccambiarla in modo adeguato [lett. che non potrei abbracciarla?]; dall'altro, nella vostra premura (per la mia causa) si ? manifestata una benevolenza (nei miei confronti) tale che, con tutta evidenza [lett. che sembrate?], non solo mi avete cavato fuori dalla rovina, ma avete anche contribuito ad accrescere la mia dignit?. A scongiurare per il mio ritorno, infatti, non ho avuto figli giovinetti, o un largo seguito di parentela ["cognati atque adfines" sono, rispettivamente, parenti "di sangue e acquisiti"], come invece ? successo per quell'onest'uomo di Publio Popilio; non ho avuto alle spalle - come invece ? successo per quel grand'uomo di Quinto Metello - un figlio di gi? provata esperienza [iam spectata aetate], o un Lucio Diademato - del rango consolare, uomo di grandissima influenza - o un Caio Metello - di rango censorio - o i loro figli; non (ho avuto alle spalle un) Quinto Metello Nepote, allora candidato al consolato, o i figli delle sorelle, vale a dire i membri della gens Luculla, Servilia, Scipionica; in quell'occasione, infatti, una folta schiera di individui, appartenenti alla gens ed alla discendenza di Metello, ha interceduto presso di voi e i vostri padri a favore del ritorno in patria di Quinto Metello. In tal caso [ovvero: se avessi avuto un cos? largo seguito di postulanti], qualora la mia [ipsius, lo intendo riferito a Cicerone] autorevolezza e la grandezza del mio operato non si fossero rivelate sufficienti (a favorire il mio ritorno), ci? non di meno l'affetto di (mio) figlio, le preghiere dei miei congiunti - l'aspetto miserevole dei giovani (della mia famiglia) nonch? le suppliche lacrimevoli dei pi? anziani - sarebbero riuscite a muovere a piet? il popolo di Roma. Diverso (dal mio) ? stato, poi, il caso [ratio] di Caio Mario, il quale fu il terzo appartenente al rango consolare a subire, nella storia di Roma [hac vestra patrumque memoria] - dopo le (due) succitate [illos] autorevolissime e vetuste personalit? consolari [Pubio Popilio e Quinto Metello, appunto], e prima di me - l'infamante sventura (dell'esilio), nonostante i grandissimi meriti acquisiti [praestantissima sua gloria]. Il suo ritorno (a Roma), infatti, non ? stato frutto di [lett. non ? tornato per?] una grazia postulata, ma di un ricorso alle armi ed alla violenza, in un periodo di grande incertezza per lo Stato [rendo cos? "in discessu civium"; il ritorno di Mario fu segnato da un vero e proprio colpo di stato]. Io, invece, non ho avuto accanto nessuno dei miei familiari e parenti, e non ho ventilato minacce di sommosse armate; per me, hanno interceduto, presso di voi, (esclusivamente) l'autorevolezza e la probit? a dir poco sublime e straordinaria, nonch? le quotidiane, lacrimevoli suppliche, e infine la luttuosa mestizia di mio genero Caio Pisone e del mio sfortunatissimo, ma altrettanto eccezionale fratello.
Trad. Bukowski
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• Cicerone Re: Cicerone
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