Data:
06/11/2002 16.01.32
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Seneca, La clemenza, III, passim
Divus Augustus fuit mitis princeps, si quis illum a principatu suo aestimare incipiat; in communi quidem rei publicae gladium movit. Cum hoc aetatis esset, quod tu nunc es, duodevicensimum egressus annum, iam pugiones in sinum amicorum absconderat, iam insidiis M. Antonii consulis latus petierat, iam fuerat collega proscriptionis. 2. Sed cum annum quadragensimum transisset et in Gallia moraretur, delatum est ad eum indicium L. Cinnam, stolidi ingenii virum, insidias ei struere; dictum est, et ubi et quando et quemadmodum adgredi vellet; unus ex consciis deferebat. 3. Constituit se ab eo vindicare et consilium amicorum advocari iussit. Nox illi inquieta erat, cum cogitaret adulescentem nobilem, hoc detracto integrum, Cn. Pompei nepotem, damnandum; iam unum hominem occidere non poterat, cui M. Antonius proscriptionis edictum inter cenam dictarat. 4. Gemens subinde voces varias emittebat et inter se contrarias: 'Quid ergo? Ego percussorem meum securum ambulare patiar me sollicito? Ergo non dabit poenas, qui tot civilibus bellis frustra petitum caput, tot navalibus, tot pedestribus proeliis incolume, postquam terra marique pax parata est, non occidere constituat, sed immolare?' (nam sacrificantem placuerat adoriri.) 5. Rursus silentio interposito maiore multo voce sibi quam Cinnae irascebatur: 'Quid vivis, si perire te tam multorum interest? Quis finis erit suppliciorum? Quis sanguinis? Ego sum nobilibus adulescentulis expositum caput, in quod mucrones acuant; non est tanti vita, si, ut ego non peream, tam multa perdenda sunt.' 6. Interpellavit tandem illum Livia uxor et: 'Admittis' inquit 'muliebre consilium? Fac, quod medici solent, qui, ubi usitata remedia non procedunt, temptant contraria. Severitate nihil adhuc profecisti; Salvidienum Lepidus secutus est, Lepidum Murena, Murenam Caepio, Caepionem Egnatius, ut alios taceam, quos tantum ausos pudet. Nunc tempta, quomodo tibi cedat clementia; ignosce L. Cinnae. Deprensus est; iam nocere tibi non potest, prodesse famae tuae potest.'
Il divo Augusto fu un principe mite, se si comincia a giudicarlo dall'inizio del suo principato; al tempo del <disastro> generale della repubblica impugn?, invece, la spada, quando aveva la stessa et? che hai tu adesso, essendo entrato nel diciottesimo anno. A vent'anni compiuti aveva gi? cercato di colpire a tradimento il fianco del console M. Antonio, era gi? stato suo collega nella proscrizione. [2J Ma quando aveva superato i sessant'anni e soggiornava in Gallia, gli fu portata la notizia che L. Cinna, uomo stolto, tendeva insidie contro di lui, e gli fu detto dove e quando e come quello aveva intenzione di assalirlo: a denunciar- lo era uno dei complici. [3] Augusto decise di vendicarsi di quello, e fece convocare i suoi amici a consiglio. La sua nottata era agitata, perch? pensava che avrebbe condannato un giovane nobile e integerrimo per tutto il resto, e nipote di Gneo Pompeo; ormai non era pi? capace di uccidere un uomo solo, lui, al quale M. Antonio aveva dettato a cena l'editto di proscrizione! [4] Mentre gemeva, pronunciava ogni tanto frasi varie e in contraddizione fra loro: "Ma come? lo permetter? che uno che avrebbe dovuto uccidermi se ne vada in giro tranquillo, mentre io sto in ansia? Dunque, non sar? punito costui che ha deciso non solo di uccidere, ma di immolare (poich? si era scelto di assalire Augusto mentre stava compiendo un sacrificio) una testa inutilmente presa di mira in tante guerre civili, in tante battaglie navali e terrestri, e questo dopo che ? stata assicurata la pace per terra e per mare?". [5] E poi, dopo un momento di silenzio, si adirava con se stesso alzando la voce molto pi? che con Cinna: "Perch? vivi, se a tanti interessa che tu muoia? Quale sar? la fine dei supplizi? Quando smetter? di essere versato sangue? Lo non sono che una testa esposta alla vista dei giovani nobili, perch? affilino contro di me le loro spade; la vita non vale poi tanto se, perch? non muoia io, bisogna sacrificare cos? tanti". [6] Infine, la moglie Livia lo interruppe, dicendo: "Accetti il consiglio di una donna? Fa' come fanno di solito i medici, che, quando i rimedi consueti non hanno effetto, provano i rimedi contrari. Con la severit? finora non hai ottenuto niente: a Salvidieno ? seguito Lepido, a Lepido Murena, a Murena Cepione, a Cepione Ignazio, per non parlare degli altri, che si vergognano d'aver osato tanto. Ora prova a vedere che risultato puoi ottenere con la clemenza: perdona a Cinna. ? stato colto in flagrante: ormai non pu? pi? nuocerti, e pu? giovare alla tua reputazione".
Trad. Bompiani
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