Data:
08/11/2002 9.40.36
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Cicerone, Pro Roscio Amerino, 11-12-154
[11] Te quoque magno opere, M. Fanni, quaeso, ut, qualem te iam antea populo Romano praebuisti, cum huic eidem quaestioni iudex praeesses, talem te et nobis et rei publicae hoc tempore impertias. Quanta multitudo hominum convenerit ad hoc iudicium, vides; quae sit omnium mortalium exspectatio, quae cupiditas, ut acria ac severa iudicia fiant, intellegis. Longo intervallo iudicium inter sicarios hoc primum committitur, cum interea caedes indignissimae maximaeque factae sunt; omnes hanc quaestionem te praetore manifestis maleficiis cotidianoque sanguine dignissimam sperant futuram. [12] Qua vociferatione in ceteris iudiciis accusatores uti consuerunt, ea nos hoc tempore utimur qui causam dicimus. Petimus abs te, M. Fanni, a vobisque, iudices, ut quam acerrime maleficia vindicetis, ut quam fortissime hominibus audacissimis resistatis, ut hoc cogitetis, nisi in hac causa, qui vester animus sit, ostendetis, eo prorumpere hominum cupiditatem et scelus et audaciam, ut non modo clam, verum etiam hic in foro ante tribunal tuum, M. Fanni, ante pedes vestros, iudices, inter ipsa subsellia caedes futurae sint. [154] Homines sapientes et ista auctoritate et potestate praeditos qua vos estis ex quibus rebus maxime res publica laborat, eis maxime mederi convenit. Vestrum nemo est quin intellegat populum Romanum qui quondam in hostis lenissimus existimabatur hoc tempore domestica crudelitate laborare. Hanc tollite ex civitate, iudices, hanc pati nolite diutius in hac re publica versari; quae non modo id habet in se mali quod tot civis atrocissime sustulit verum etiam hominibus lenissimis ademit misericordiam consuetudine incommodorum. Nam cum omnibus horis aliquid atrociter fieri videmus aut audimus, etiam qui natura mitissimi sumus adsiduitate molestiarum sensum omnem humanitatis ex animis amittimus.
[11] Di un'altra cosa ti scongiuro vivamente [magnopere], o Marco Fannio: di [ut; quaeso ut + cong.] mostrarti [impertias] al nostro cospetto e al cospetto dello Stato, in questa circostanza [hoc tempore], non diversamente [lett. talem? qualem?; ovv. in correlazione] da quanto, in precedenza, ti sei mostrato al cospetto del popolo romano, quando hai officiato, in qualit? di giudice, a processi vertenti [lett. sing.] sulla stessa accusa. Ben vedi che folla [quanta multitudo hominum] presenzia a questo processo; ben intuisci quale sia l'aspettativa e il desiderio di tutti: che si proceda ad una sentenza dura e severa. Dopo un lungo lasso di tempo, questo ? il primo processo per assassinio [inter sicarios; formula idiomatica] che viene intentato, per quanto [cum, concessivo] - durante (tutto quel tempo) - fossero stati commessi omicidi efferati ed "eccellenti" [come si usa dire oggi; maximae]. Ora, tutti sperano che, con te pretore, questa istruttoria diventer? esemplare [rendo cos? "dignissimam"; in quanto a severit?, s'intende; dignus regge abl.] per (tutti gli altri) crimini e omicidi manifesti e oramai all'ordine del giorno.
[12] Io, (pur) in qualit? di difensore [lett. noi, che difendiamo la causa; "dicere causam" ? idiomatico; il pl. ? maiestatis, come i seguenti], faccio mie [utor; utilizzo; regge abl.] quelle insorgenze [qua vociferatione] che gli avvocati dell'accusa solitamente hanno utilizzato durante altri processi [Cicerone procede, come dire, per paradosso, come vediamo appena qui di seguito]. (Ovvero,) chiedo a [abs = a] te, Marco Fannio, e a voi, giudici, di punire con la massima severit? i crimini, di contrastare con la massima durezza gli uomini senza scrupoli [audacissimis], di pensare al fatto che - se in questo processo non mostrate la vostra intenzione [animus] (di agire col pugno di ferro) - la veemenza, l'efferatezza, l'audacia degl'individui (malvagi) rischia di scatenarsi fino al punto che [eo? ut] gli omicidi si commetteranno non solo alla luce del sole [clam], ma addirittura nel foro, davanti al tuo tribunale, o Marco Fannio, ai vostri piedi, o giudici, persino tra gli stessi scranni (della corte di giustizia).
[154] E' opportuno che uomini dotati di giudizio [sapientes] e detentori dell'autorevolezza e del potere, quali voi siete [lett. detentori di codesta? di cui voi siete (detentori)], s'impegnino a risanare quei (mali) che infestano lo Stato [lett. la costr. ? al passivo]. Nessuno di voi ignora [lett. non c'? nessuno di voi che non capisca] che il popolo romano - ritenuto generalmente [lett. quondam? exstimabatur; qui l'imperfetto vuole rendere la continuit?] molto clemente nei confronti dei (propri) nemici - oggi come oggi [hoc tempore] sta soffrendo una recrudescenza (di episodi violenti) entro le mura patrie. Ebbene, o giudici, sradicate questa (violenza) da Roma [ex civitate], non permettete che tale (violenza) attecchisca ancora a lungo nello Stato. Tale violenza non solo ? malvagia in s? perch? ha fatto morire tanti cittadini nei modi pi? atroci, ma anche perch? ha privato della clemenza cittadini (un tempo) molto clementi, con il ripetersi [consuetudine] di fatti gravi e dannosi [incommodorum]. Perch? - ogni volta che vediamo o udiamo che qualche crimine viene commesso, anche noi [il noi ? generico, a designare tutti i brav'uomini, Cicerone compreso :D] - che per natura siamo inclini alla mitezza - a causa del continuo avvicendarsi dei misfatti, finiamo col privare il nostro cuore [lett. mandare via dagli animi] di ogni sentimento di umanit?.
Trad. Bukowski
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