Data:
15/11/2002 0.57.41
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Non c'? di che :)
Cicerone, Sulla legge agraria, I parte finale.
[Quam ob rem], per deos immortalis! conligite vos, tribuni plebis, deserite eos a quibus, nisi prospicitis, brevi tempore deseremini, conspirate nobiscum, consentite cum bonis, communem rem publicam communi studio atque amore defendite. Multa sunt occulta rei publicae volnera, multa nefariorum civium perniciosa consilia; nullum externum periculum est, non rex, non gens ulla, non natio pertimescenda est; inclusum malum, intestinum ac domesticum est. Huic pro se quisque nostrum mederi atque hoc omnes sanare velle debemus. [27] Erratis, si senatum probare ea quae dicuntur a me putatis, populum autem esse in alia voluntate. Omnes qui se incolumis volent sequentur auctoritatem consulis soluti a cupiditatibus, liberi a delictis, cauti in periculis, non timidi in contentionibus. Quod si qui vestrum spe ducitur se posse turbulenta ratione honori velificari suo, primum me consule id sperare desistat, deinde habeat me ipsum sibi documento, quem equestri ortum loco consulem videt, quae vitae via facillime viros bonos ad honorem dignitatemque perducat. Quod si vos vestrum mihi studium, patres conscripti, ad communem dignitatem defendendam profitemini, perficiam profecto, id quod maxime res publica desiderat, ut huius ordinis auctoritas, quae apud maiores nostros fuit, eadem nunc longo intervallo rei publicae restituta esse videatur.
[Per la qual cosa,] nel nome degli d?i immortali, fate fronte unico, o tribuni della plebe, dissociatevi da quanti, in breve tempo, non avranno scrupoli a scaricarvi [lett. la costr. ? al passivo], se non prestate attenzione; dateci il vostro appoggio, partecipate alla causa degli uomini onesti, (insomma) difendete lo Stato, che appartiene a noi tutti, con zelo e passione unanime. Lo Stato soffre ferite profonde e nascoste, (si fanno avanti) pericolosissime risoluzioni, impugnate da uomini senza scrupoli; e il pericolo non proviene dall'esterno, non c'? alcun re, o citt?, o popolo (stranieri) da temere; il male cova all'interno delle mura, tra la nostra gente, nella nostra stessa patria! E ognuno di noi ha il sacrosanto dovere di fronteggiarlo e porvi rimedio! Siete in errore a pensare che il Senato approvi le mie parole, mentre invece il popolo ? di tutt'altro avviso. Tutti coloro che auspicano la propria incolumit?, seguiranno l'autorit? del console [che poi sarebbe Cicerone stesso], (un uomo) privo di nefaste velleit? di potere [cupiditatibus], non compromesso [liberi a delictis], che usa discrezione nelle situazioni di pericolo ma che non si tira indietro, quando si tratta di giungere allo scontro. Di poi, se qualcuno di voi ? spinto dalla speranza di aprirsi la strada alla carriera degli onori [(posse) honori velificari suo; seguo la traduzione proposta dal dizionario IL], approfittando della turbolenta situazione politica, ebbene - e questo sia chiaro anzitutto - abbandoni tale speranza, finch? io sar? console; e quindi mi prenda ad esempio a riguardo di quale condotta [via] di vita conduca, speditamente, gli uomini onesti verso il vero onore e la vera dignit?, io che sono giunto al consolato pur essendo di rango equestre [ho preferito strutturare cos?, per scorrevolezza; lett. (qualcuno di voi mi) vede?]! Cos?, se voi, o Senatori, mi date il vostro appoggio nella difesa della (nostra) comune dignit?, allora, senza ombra di dubbio, riuscir? ad ottenere ci? di cui lo Stato sente soprattutto il bisogno [desiderat], ovvero che l'autorevolezza di questo ordine [quello appunto senatorio], in auge tra i nostri antenati, venga in questo tempo - dopo tanto - restituita tale allo Stato, sotto tutti i rispetti [lett. appaia essere stata?].
Trad. Bukowski
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