Data:
22/11/2002 13.57.25
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Quintiliano, Oratoria, IX, 19-20 passim
Dunque, non buttiamo via [perdamus] subito la (nostra) giovane et?, e soprattutto perch? i rudimenti [initia] della cultura [litterarum] si fondano essenzialmente sulla memoria, la quale non solo nei fanciulli ? gi? (presente), ma ? addirittura gi? molto sviluppata. Ciononostante, non sono a tal punto [adeo] inesperto delle et? [oggi si direbbe: di psicologia dell'et? evolutiva] da credere che si debba insistere, fin da subito, con i bambini troppo piccoli, ed esigere (da loro) un lavoro ben fatto. Infatti, bisogner? provvedere innanzitutto ad una cosa: (ovvero) che (il discepolo) non odi la cultura - in effetti, ancora non ? in grado di amarla - e non tema, di provare - ancora una volta, dopo i primi anni d'apprendimento [annos rudes] - avversione [amaritudinem] (verso di essa). L'apprendimento assomigli a un gioco, e (il giovane discepolo) venga invogliato e incoraggiato, e non si compiaccia mai di non aver raggiunto alcun risultato [numquam non fecisse se gaudeat; lett. e non goda mai di non aver fatto (alcunch?)]; talora, se non vuole (far nulla), s'insegni (piuttosto) ad un altro (discepolo), contro il quale egli provi competizione: nel frattempo, dunque, stimoli tale competizione e pensi pi? spesso ad imporsi. Sia invogliato anche con premi: quell'et? ne ? attirata.
Trad. Bukowski
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