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Mittente:
Bukowski
Re: SENECA   stampa
Data:
22/11/2002 23.03.52




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Seneca, Consolazione a Polibio, 9 passim

Ti sar? di grande sollievo anche il chiederti spesso: "Mi dolgo per me o per colui che ? morto? Se mi dolgo per me, non posso pi? vantare bont? d'animo: il dolore, che ? ammissibile soltanto se disinteressato, incomincia a non essere pi? espressione d'affetto al momento in cui si propone un vantaggio, e non c'? cosa pi? sconveniente ad un uomo per bene, che il fare calcoli sulla morte di un fratello.
[2] "Se, invece, mi dolgo per lui, debbo necessariamente riconoscere che si verifica una sola di queste due alternative: infatti, o i morti non hanno pi? conoscenza e, in tal caso, mio fratello ? sfuggito a tutti i disagi della vita, ? tornato nella condizione in cui era prima di nascere e, immune da ogni male, non teme, non desidera, non soffre nulla. Che pazzia ? questa, di non voler io mai smettere di piangere per uno che non soffrir? mai pi??
[3] "Oppure i morti hanno una conoscenza, ed allora l'animo di mio fratello, come liberato da lunga prigionia e divenuto finalmente autonomo e padrone di se stesso, esulta perch? gode lo spettacolo della natura, osserva dall'alto tutta la realt? umana ed ha sott'occhio quella divina, di cui aveva invano ricercato a lungo la dinamica recondita. Perch?, dunque, macerarmi nel rimpianto di una persona che o ? felice, o non esiste affatto? Piangere un essere felice ? invidia, piangere un inesistente ? demenza".
[4] O ti rattristi perch? egli ? stato privato di grandi beni, al momento in cui maggiormente gli fluivano attorno? Quando ti prender? il pensiero che le cose perdute da lui sono molte, rifletti che sono pi? numerose quelle che non teme pi?. Non lo tormenter? pi? l'ira, non lo affliggeranno le malattie, non lo esasperer? il sospetto, non lo perseguiter? l'invidia, erosiva e costante nemica dei successi altrui, non lo preoccuper? il timore, non lo inquieter? la fatuit? della fortuna che sposta continuamente i suoi favori. Se fai bene i conti, f ? stato accordato pi? di quanto gli ? stato tolto.
[5] S?, non godr? pi? le ricchezze ed il prestigio tuo insieme e suo, non ricever? e non far? pi? benefici; ma tu lo reputi misero per aver perduto queste cose, o felice di non averne pi? bisogno? Credi a me: chi pu? fare a meno della fortuna ? pi? felice di chi se la trova scodellata in mano.

Trad. A. Marastoni
  SENECA
      Re: SENECA
 

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