Data:
24/11/2002 16.19.26
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Quintiliano, Institutio oratoria, II, 2 passim e con modifiche
Il maestro irreprensibile [optimus, davvero buono, perfetto] abbia [tutta una serie di cong. esortativi; non sbaglieremmo se traducessimo anche: deve avere, deve?] la disposizione d'animo di un padre. Non abbia vizi egli stesso, n? tantomeno ne tolleri. La sua severit? non sia greve, la sua affabilit? non sia esagerata, per non suscitare da un lato avversit?, dall'altro mancanza di rispetto [contemptus]. Discuta moltissimo dell'onest? e del bene ["ei" ? dativo d'agente, essendo questa una perifrastica passiva]: infatti, quanto pi? spesso ammonir? [legge anteriorit? dei futuri], tanto pi? raramente punir?. Non sia per nulla irascibile, e tuttavia non nasconda le correzioni che si dovranno fare. Sia inoltre semplice nell'insegnamento, resistente alla fatica, metodico piuttosto che incostante. Risponda volentieri a chi pone domande, solleciti di sua iniziativa [ultro] chi non ne pone. Quando corregger? gli errori, non sia severo, n? per nulla offensivo. Egli stesso dica quotidianamente qualcosa, anzi molte cose, che gli ascoltatori possano meditare fra s?. I discepoli, sono se solo stati istruiti a dovere [recte], ameranno e rispetteranno il (proprio) maestro.
Trad. Bukowski
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