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bukowski
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Re: Versione quintiliano
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Data:
28/11/2002 2.30.08
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Quintiliano, Institutio oratoria, II, 16 passim
XII. Et hercule deus ille princeps, parens rerum fabricatorque mundi, nullo magis hominem separavit a ceteris, quae quidem mortalia essent, animalibus quam dicendi facultate. XIII. Nam corpora quidem magnitudine viribus firmitate patientia velocitate praestantiora in illis mutis videmus, eadem minus egere adquisitae extrinsecus opis; nam et ingredi citius et pasci et tranare aquas citra docentem natura ipsa sciunt, XIV. et pleraque contra frigus ex suo corpore vestiuntur et arma iis ingenita quaedam et ex obvio fere victus, circa quae omnia multus hominibus labor est. Rationem igitur nobis praecipuam dedit eiusque nos socios esse cum dis inmortalibus voluit. XV. Sed ipsa ratio neque tam nos iuvaret neque tam esset in nobis manifesta nisi quae concepissemus mente promere etiam loquendo possemus: quod magis deesse ceteris animalibus quam intellectum et cogitationem quandam videmus. XVI. Nam et mollire cubilia et nidos texere et educare fetus et excludere, quin etiam reponere in hiemem alimenta, opera quaedam nobis inimitabilia, qualia sunt cerarum ac mellis, efficere nonnullius fortasse rationis est; sed, quia carent sermone quae id faciunt, muta atque inrationalia vocantur.
E - per Ercole! - il [in effetti "ille", proprio lui] sommo [princeps] dio, padre di (tutte) le cose e artefice del mondo, ha distinto l'uomo dagli altri esseri viventi e mortali [a ceteris animalibus, quae (animal ? neutro) essent mortalia quidem] in nulla pi? che [nullo magis? quam] nella facolt? di parola. Noi, infatti, vediamo senza dubbio [quidem] corpi pi? prestanti in quanto a stazza [magnitudine; questo e quelli che seguono sono ablativi di limitazione], forze, compattezza, resistenza in quegli (esseri) muti; (vediamo che) quegli stessi (esseri) non [minus] hanno bisogno [egere; qui regge gen.] di risorse [opis - ops; il gen. ? singolare ma designa un plurale] acquisite dall'esterno; infatti, per (loro) stessa natura, senza maestro [citra docentem; ovvero, senza aver bisogno di qualcuno che insegni loro a fare le cose elencate qui di seguito] essi sanno correre [ingredi citius (andare/avanzare pi? velocemente)], nutrirsi, nuotare [tranare aquas] e per lo pi? si riparano dal freddo utilizzando il loro naturale rivestimento [contro il freddo sono vestiti del loro corpo], possiedono una sorta di [quaedam] difese naturali [ingenita; la costr. ? quella del dat. di possesso, con sottinteso "sunt"] e generalmente il nutrimento (se lo procacciano) per strada, praticamente tutte cose che (invece) costano agli uomini grande fatica. Insomma, (il sommo dio) a noi (uomini) ha conferito una ragione discriminante [praecipuam] e ha voluto che noi la condividessimo [lett. esse socios eius, fossimo "condivisori" di quella (ragione)] con gli dei immortali. Ma questa ragione, (presa) per s? [ipsa] (sola), non ci gioverebbe tanto, ne tanto manifesta sarebbe in noi, se noi non fossimo in grado [possemus; periodo ip. di III tipo, o dell'irrealt?] di esprimere [promere] anche attraverso la parola [loquendo] le cose che abbiamo concepito col pensiero; la qual cosa vediamo mancare negli altri animali pi? di una generica [quandam] intelligenza e facolt? di pensiero. Infatti, rendere soffici i covili, intrecciare nidi, allevare i piccoli e farli nascere - e ancora, conservare provviste per l'inverno, o fare [efficere] altre certe cose che noi non possiamo imitare [lett. che a noi (sono)?], del tipo: produrre cera o miele [lett. quali sono quelli della?] - forse ? (segno) di una bench? minima [nonnullius] capacit? di ragionamento; tuttavia, (gli animali) che [lett. quae, dato che - come detto - "animal" ? neutro] fanno ci?, (appunto) perch? sono privi [careo regge abl. di privazione], vengono detti (a buon ragione) muti e irrazionali.
Trad. Bukowski
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• Versione quintiliano Re: Versione quintiliano
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