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30/11/2002 3.55.25
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Cicerone, Ai Romani dopo l'esilio, 24-25
Per la qual cosa, coltiver? - con eterna gratitudine - il ricordo dell'onore che mi avete accordato: non solo mentre sar? in vita, ma anche dopo che sar? morto, rimarr? (incrollabile) la testimonianza del beneficio che mi avete concesso. Nel manifestarvi la mia gratitudine, m'impegno con voi - un impegno che rispetter? sempre - in questo: non mi verr? (mai) meno [defuturam] la scrupolosit? [diligentiam] all'atto di prendere decisioni cruciali per lo Stato, n? il coraggio, quando si tratter? di salvare lo Stato dal pericolo, n? la lealt?, qualora dovessi esprimere, in modo chiaro, una mia opinione; n? il senso della libert?, quando si tratter? di colpire, per il bene dello Stato, i malintenzionati; n? lo zelo, nel sopportare il peso della responsabilit? [labore], n? (infine) la gratitudine nell'assecondare e incrementare il vostro vantaggio. E quest'impegno, o Romani, rimarr? impresso nel mio animo per sempre, di modo che io possa apparire sia [cum?] a voi - che m'infondete la forza e la potenza degli d?i immortali - sia [? tum] alla vostra posterit?, e ai popoli tutti, veramente degno di quello Stato, che - con unanime suffragio - pose a condizione del suo onore il mio ritorno e la mia salvezza [quae iudicavit se non posse tenere dignitatem suam, nisi reciperasset me, di facile trad.]
Trad. Bukowski
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