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bukowski
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Data:
02/12/2002 9.03.59
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Non farmi essere ridicolo a ripeterti sempre le stesse cose. Gi? 2 sono uno strappo alla regola.
Livio, Storia di Roma, XXXIX, 2 passim
2. Il console Gaio Flaminio, dopo molti scontri vittoriosi con i Liguri Friniati proprio all'interno del loro territorio, accolse la resa di questo popolo esigendo la consegna delle armi, ma siccome questa avveniva all'insegna di una scarsa lealt?, si stavano prendendo provvedimenti contro di loro ed essi cercarono scampo presso li monte Augino. Il console non perse tempo nel gettarsi alloro inseguimento, ma i Friniati si dispersero una seconda volta e, disarmati com'erano, presero a fuggire per pendii scoscesi e impraticabili, perch? il nemico non potesse proseguire l'inseguimento. Cos? riuscirono a passare sull'altro versante dell'Appennino, mentre coloro che si erano trattenuti negli accampamenti furono circondati e costretti alla capitolazione. Da l? le legioni furono condotte oltre l'Appennino. Qui i nemici che pure pensavano di essere abbastanza al sicuro grazie all'altezza del monte su cui si erano insediati, finirono ben presto con l'arrendersi; si procedette allora ad una accuratissima raccolta delle armi che furono tutte portate via. La guerra si trasfer? poi nel territorio dei Liguri Apuani che si erano dati a cos? violente scorrerie nei territori di Pisa e Bologna da renderli inabitabili. Il console debell? anche loro restituendo la pace ai popoli confinanti. Visto che aveva ottenuto la pacificazione della zona di operazioni, per non tenere in ozio i soldati, fece loro tracciare una strada da Bologna ad Arezzo.
Trad. G. D. Mazzocato
Frontone, Lettere
1 Di ogni arte, a mio avviso, ? meglio essere del tutto inesperto e indotto piuttosto che esperto e dotto a met?. Chi infatti ? consapevole di essere privo di una scienza, s'arrischia di meno e perci? non cade a precipizio; e senza dubbio l'insicurezza ? di impedimento alla temerit?. Ma quando, per una sicurezza infondata, si ostenta come risaputo qualcosa di conosciuto solo superficialmente, si inciampa in molti modi. Dicono che anche le discipline filosofiche ? meglio non averle mai assaggiate, piuttosto che averle gustate superficialmente e, come si dice, a fior di labbra e che i pi? disonesti risultano coloro che, aggirati si nell'anticamera di una scienza, ne escono prima di esservi penetrati. Tuttavia nelle altre arti c'? la possibilit? di mettersi ogni tanto al riparo e di essere considerati, per un certo tempo, esperti in ci? che si ignora. Nella scelta e collocazione dei vocaboli, invece l'inganno ? subito manifesto ed ? impossibile protrarlo senza denunziare di per s? di non saperne nulla di vocaboli, di non saperli valutare, di farne una stima a casaccio, di maneggiarli senz'arte e di non saperne distinguere n? il tono n? l'efficacia.
Trad. F. Portalupi
Lattanzio, De mortibus persecutorum, I, 2 passim
Coloro che avevano oltraggiato Dio, se ne giacciono; quelli che avevano distrutto il sacro tempio, sono precipitati in ancor maggior rovina, coloro che avevano torturato i giusti, esalarono le loro anime malvagie, colpiti da piaghe celesti e da meritati tormenti. Tardi in vero ci? avvenne, ma in modo terribile e degno. Aveva infatti differito Iddio le loro pene, onde fornire per mezzo di essi esempi grandi e straordinari, dai quali i posteri apprendessero che vi ? un solo Dio, e questi ? un giudice che infligge agli empi e ai persecutori supplizi degni del punitore. Della fine di costoro mi piacque render testimonianza con uno scritto, perch? tutti coloro che la lontananza tenne all'oscuro o coloro che verranno dopo di noi sapessero fino a qual punto il Dio Supremo abbia mostrato la propria potenza e maest?, distruggendo e sterminando i nemici del proprio nome. Non ? fuor di luogo tuttavia se rifacendomi all'origine, quando la Chiesa fu costituita, esporr? quali ne furono i persecutori e con quali pene si vendic? di loro la severit? del Giudice celeste.
Trad. L. Rusca
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