Data:
02/12/2002 9.05.32
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Cicerone, Pro Rabirio perduellioni reo, parte iniziale.
O Romani, bench? non sia mia abitudine, all'inizio di un discorso, giustificare le motivazioni per le quali intraprendo la difesa di un imputato qualsiasi - dato che ho sempre ritenuto [duxi] che causa sufficiente per una difesa di qualsivoglia cittadino fosse trarlo fuori dal pericolo - ciononostante, in questa difesa - (nella fattispecie) della vita [capitis], dell'onore e dell'intera fortuna di C. Rabirio - mi sembra opportuno esporre la ragione che me la rende doverosa; ci? perch? tale ragione, che ho ritenuto fondatissima e che mi ha spinto ad assumere questa difesa, deve apparire tale anche a voi, (e deve spingervi quindi) ad assolverlo. Da una parte [cum? in correlazione col "tum" successivo], l'inveterata conoscenza (che mi lega a costui), la dignit? dell'uomo, l'impulso dell'humanitas, nonch? la mia tipica condotta di vita mi hanno (certo) spinto ad assumermi la difesa di C. Rabirio; dall'altra, invece, la salvezza dello Stato, il mio dovere di console - ovvero, il fatto che da voi mi sia stato affidato l'onore consolare unitamente alla tutela dello Stato, mi impone di assumere suddetta difesa col mio pi? grande impegno. Questo perch?, o Romani, non una colpa effettiva, non un (gratuito) accanimento contro la (sua) vita, n? del resto il sussistere di un inveterato, fondato e grave odio dei cittadini (nei suoi confronti) hanno esposto C. Rabirio al pericolo di vita; piuttosto, si ? preso di mira [temptata est] l'anzianit?, la debolezza, l'isolamento di un singolo individuo come pretesto per sovvertire l'ordine delle cose: ovvero, affinch? lo Stato fosse privato di quel sommo sostegno di grandezza e di autorevolezza, che abbiamo ereditato dai nostri antenati, di modo che, d'ora in poi, non sussistesse alcuna autorit? del senato, alcun potere consolare, alcun consenso tra i cittadini onesti in grado di resistere alla peste rovinosa che s'accanisce contro lo Stato.
Trad. Bukowski
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