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Mittente:
bukowski
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Re: sempre quintiliano!
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Data:
02/12/2002 23.30.33
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Devi "accontentarti" di queste tradd. che ho da cartaceo. Se trovi difficolt? in alcuni punti, non esitare a ricontattare il forum.
Quintiliano, Institutio Oratoria, I, 2 passim VI. Facile erat huius metus remedium. Vtinam liberorum nostrorum mores non ipsi perderemus! Infantiam statim deliciis solvimus. Mollis illa educatio, quam indulgentiam vocamus, nervos omnis mentis et corporis frangit. Quid non adultus concupiscet qui in purpuris repit? Nondum prima verba exprimit, iam coccum intellegit, iam conchylium poscit. VII. Ante palatum eorum quam os instituimus. In lecticis crescunt: si terram attigerunt, e manibus utrimque sustinentium pendent. Gaudemus si quid licentius dixerint: verba ne Alexandrinis quidem permittenda deliciis risu et osculo excipimus. Nec mirum: nos docuimus, ex nobis audierunt; VIII. nostras amicas, nostros concubinos vident; omne convivium obscenis canticis strepit, pudenda dictu spectantur. Fit ex his consuetudo, inde natura. Discunt haec miseri antequam sciant vitia esse: inde soluti ac fluentes non accipiunt ex scholis mala ista, sed in scholas adferunt.
6. Sarebbe facile porre rimedio a questo timore. Magari non fossimo proprio noi a corrompere la moralit? dei nostri figli! Cominciamo a rammollirne l'infanzia in mezzo ai piaceri. Quella forma di educazione cedevole che chiamiamo indulgenza spezza ogni forza della mente e del fisico. Cosa non desiderer? l'adulto che da bambino va a gattoni su coperte di porpora? Non pronuncia ancora le sue prime parole e gi? capisce cos'? la cocciniglia, gi? chiede le ostriche. 7. Educhiamo il loro palato prima della loro capacit? di parlare. Crescono sulle lettighe: se toccano terra, pendono dalle mani di chi li sostiene da entrambi i lati. ? per noi motivo di compiacimento se dicono qualcosa di un po' scurrile: accogliamo tra risa e baci parole che non si dovrebbero concedere nemmeno alle mollezze alessandrine. 8. E non ci si stupisca: gliele abbiamo insegnate noi, da noi le ascoltano; vedono le nostre amichette, i nostri amanti; in ogni occasione conviviale risuonano canti osceni, sono spettatori di scene vergognose solo a ripeterle. Di qui derivano prima la consuetudine, poi l'indole. Poveri ragazzi: apprendono tutto ci? prima di sapere che si tratta di vizi; poi, una volta corrotti e senza pi? forza interiore, non imparano queste cose a scuola, ma a scuola le fanno entrare.
Quintiliano, Institutio Oratoria, I, 3 passim XIV. Caedi vero discentis, quamlibet id receptum sit et Chrysippus non improbet, minime velim, primum quia deforme atque servile est et certe (quod convenit si aetatem mutes) iniuria: deinde quod, si cui tam est mens inliberalis ut obiurgatione non corrigatur, is etiam ad plagas ut pessima quaeque mancipia durabitur: postremo quod ne opus erit quidem hac castigatione si adsiduus studiorum exactor adstiterit. XV. Nunc fere neglegentia paedagogorum sic emendari videtur ut pueri non facere quae recta sunt cogantur, sed cur non fecerint puniantur. Denique cum parvolum verberibus coegeris, quid iuveni facias, cui nec adhiberi potest hic metus et maiora discenda sunt? XVI. Adde quod multa vapulantibus dictu deformia et mox verecundiae futura saepe dolore vel metu acciderunt, qui pudor frangit animum et abicit atque ipsius lucis fugam et taedium dictat. XVII. Iam si minor in eligendis custodum et praeceptorum moribus fuit cura, pudet dicere in quae probra nefandi homines isto caedendi iure abutantur, quam det aliis quoque nonnumquam occasionem hic miserorum metus. Non morabor in parte hac: nimium est quod intellegitur. Quare hoc dixisse satis est: in aetatem infirmam et iniuriae obnoxiam nemini debet nimium licere.
14. Anche se si usa, e anche se Crisippo non lo critica, non mi piace affatto che i discenti subiscano punizioni di tipo corporale, per prima cosa perch? ? indecoroso, indegno di un uomo libero e per di pi? in contraddizione col diritto (la cosa invece ha un senso se si parla di persone di et? diversa); secondariamente perch?, se uno ha un'indole cos? rude da non riuscire a essere migliorata a furia di semplici rimproveri verbali, non si piegher? neanche sotto i colpi di frusta come i peggiori fra gli schiavi; infine poich? non ci sar? neanche bisogno di questo genere di punizione se chi si fa carico di sorvegliare gli studi garantir? sempre la sua presenza costante. 15. Ai nostri tempi sembra opportuno, oserei dire per la trascuratezza dei pedagoghi, che i ragazzi siano corretti in modo tale da non essere obbligati a fare ci? che ? giusto, ma da essere puniti per non averlo fatto. E poi una volta che si sia costretto un bimbo con le percosse, che cosa si far? a un ragazzo con cui non si pu? usare questa forma di intimidazione e al quale vanno insegnate cose pi? difficili? 16. Aggiungi che a coloro che le prendono sono capitate spesso, per il dolore o per la paura, cose orribili a dirsi e destinate a essere motivo di vergogna: questa paura abbatte e deprime lo spirito e spinge a rifuggire e a odiare persino la vita stessa. 17. Del resto se troppo poca ? stata l'attenzione nella scelta delle consuetudini di chi dovrebbe sorvegliare gli studi e dei precettori, ? una vergogna dire quali siano le cose riprovevoli per le quali questi uomini scellerati abusino di tale "diritto" all'uso della violenza fisica, e quali occasioni offra non di rado anche ad altri la paura di questi poveri ragazzi. Ma non mi soffermer? su questo argomento: ? anche troppo ci? che si sottintende. Basta pertanto quanto ? stato detto: a nessuno deve essere concesso avere un raggio d'azione troppo ampio nei confronti di un'et? indifesa e ancora esposta alle vessazioni.
Tradd. S. Beta
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• sempre quintiliano! Re: sempre quintiliano!
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