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Mittente:
bukowski
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Re: aulo gellio
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Data:
03/12/2002 10.19.25
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Beh, cos? eviti di postarmi una frase alla volta :D.
Gellio, Notti attiche, XIII, 28
I. Legebatur Panaetii philosophi liber de officiis secundus ex tribus illis inclitis libris, quos M. Tullius magno cum studio maximoque opere aemulatus est. II. Ibi scriptum est cum multa alia ad bonam frugem ducentia, tum vel maxime, quod esse haerereque in animo debet. III. Id autem est ad hanc ferme sententiam: "Vita" inquit "hominum, qui aetatem in medio rerum agunt ac sibi suisque esse usui volunt, negotia periculaque ex inproviso adsidua et prope cotidiana fert. Ad ea cavenda atque declinanda perinde esse oportet animo prompto semper atque intento, ut sunt athletarum, qui pancratiastae vocantur. IV. Nam sicut illi ad certandum vocati proiectis alte brachiis consistunt caputque et os suum manibus oppositis quasi vallo praemuniunt membraque eorum omnia, priusquam pugna mota est, aut ad vitandos ictus cauta sunt aut ad faciendos parata: ita animus atque mens viri prudentis adversus vim et petulantias iniuriarum omni in loco atque in tempore prospiciens debet esse, erecta, ardua, saepta solide, expedita, numquam conivens, nusquam aciem suam flectens, consilia cogitationesque contra fortunae verbera contraque insidias iniquorum quasi brachia et manus protendens, ne qua in re adversa et repentina incursio inparatis inprotectisque nobis oboriatur".
Leggevo [lett. era letto, da me, s'intende] il II dei tre celebri libri del filosofo Panezio "Sui doveri", che Marco Tullio (Cicerone) ha riprodotto, con gusto e applicazione impeccabili. Vi si trova [lett. vi ? scritto] - insieme con molte altre indicazioni ad un retto vivere - (un passaggio) che, sopra tutti, dovrebbe imprimersi, anzi radicarsi, nell'animo (di ognuno di noi). Recita pressappoco cos?: "L'esistenza degli uomini, che trascorrono il (loro) tempo in mezzo agli affari e vogliono essere utili a s? ed agli altri, comporta incombenze [negotia] e pericoli improvvisi, costanti e quasi quotidiani. Al fine di scongiurarli [ad ea cavenda atque declinanda], ? opportuno avere un'indole sempre molto [perinde] reattiva [prompto] e guardinga [intento], (un atteggiamento) che ricordi [lett. come] quello degli atleti cosiddetti "pancratisti" [uno sport ch'era un misto di lotta e pugilato insieme]. Infatti, come costoro - quando son chiamati a combattere - prendono posizione [consistunt] con le braccia protese in avanti [immaginati la posizione di difesa di un pugile] e si difendono testa e viso a pugni chiusi [manibus oppositis], come a formare un baluardo [quasi vallo], e tutti i loro arti, prima che il combattimento cominci, sono, allo stesso tempo, sia [aut? aut] in guardia per parare i colpi sia pronti a sferrarli; cos? [in correlazione col "sicut" di sopra] l'animo e la mente dell'uomo saggio deve mettersi in guardia [debet esse prospiciens], in ogni circostanza ed in ogni occasione, contro la violenza e la petulanza delle ingiurie: (deve essere) vigile [erecta], inattaccabile [ardua], tutta d'un pezzo, reattiva, mai distratta [conivens] o impreparata allo scontro: insomma, deve usar da baluardo [lett. protendendo] - alla stregua di braccia e mani - la propria preparazione etica e filosofica [rendo cos? "consilia et cogitationes"] contro i colpi della malasorte e le insidie dei malvagi, di modo che un attacco improvviso in circostanze sfavorevoli non ci trovi impreparati e non adeguatamente protetti".
Trad. Bukowski
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• aulo gellio Re: aulo gellio
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