Data:
06/12/2002 21.12.08
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Livio, Ab Urbe condita, XXI, 41 passim
Vos, ego, milites, non eo solum animo, quo adversus alios hostes soletis, pugnare velim, sed cum indignatione quadam atque ira, velut si servos videatis vestros arma repente contra vos ferentes. Atque utinam pro decore tantum hoc vobis et non pro salute esset certamen! Non de possessione Siciliae ac Sardiniae, de quibus quindam agebatur, sed pro Italia vobis est pugnandum! Nec est alius a tergo exercitus qui, nisi nos vincimus, hosti obsistat. Hic est obstandum, milites, velut si ante Romana moenia pugnemus. Unusquisque se non corpus suum, sed coniugem ac liberos parvos armis protegere putet, nec domesticas solum agitet curas, sed identidem animo reputet, nostras nunc intueri manus Senatum populumque Romanum ; qualis nostra vis virtusque fuerit, talem deinde fortunam illius urbis ac romani imperii fore.
O soldati, vorrei che voi combatteste non solo con quell'animo, che solete avere nei confronti degli altri nemici, ma con una certa indignazione ed ira, come se vedeste i vostri servi impugnare le armi improvvisamente contro di voi. E volesse il cielo che questa sia una battaglia soltanto per il vostro decoro e non per la vostra salvezza! Non dovete combattere per il possesso della Sicilia e della Sardegna, delle quali una volta (quondam) ci si occupava, ma per l'italia! N? c'? un altro esercito alle nostre spalle che, se noi non vincessimo, si opporrebbe al nemico. Qui si deve far fronte, soldati, come se combattessimo davanti alle mura romane. Ognuno consideri di proteggere con le armi non il proprio corpo, ma la propria moglie e i figli piccoli, n? consideri solo la salvaguardia della patria, ma parimenti rifletta che il senato e il popolo romano guardano alle nostre imprese; quale sar? la nostra forza e il nostro valore, tale sar? quindi il destino di tale citt? e della potenza romana.
Trad. Aiace Telamonio, supertutor www.discipulus.it
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