Data:
19/12/2002 17.51.08
rispondi
al msg
nuovo
msg
cerca nel forum
torna
all'indice |
Seneca, Consolazione a Marcia, II passim
I. So che cominciano dai precetti tutti quelli che desiderano dare ammonimenti a qualcuno, terminano negli esempi. Che questa consuetudine sia a volte cambiata, conviene: con uno bisogna trattare in un modo, con un altro in un altro; certuni li guida la ragione, ad altri bisogna porre davanti nomi illustri e l'autorevolezza, che libero non lasci l'animo a chi resta stupefatto di fronte alle belle apparenze. 2. Metter? davanti i tuoi occhi i due esempi pi? grandi del tuo stesso sesso e della tua generazione: uno riguarda la donna che si consegn? in balia del dolore, l'altro la donna che, colpita da un caso uguale, da una perdita maggiore, non concesse tuttavia ai suoi mali su di s? lunga signoria, ma presto ripose l'animo nella sua sede naturale. 3. Ottavia e Livia, l'una sorella, l'altra moglie di Augusto, persero i figli giovani, entrambe con la speranza certa che il loro figlio sarebbe diventato principe: Ottavia perse Marcello, sul quale lo zio e suocero aveva cominciato ad appoggiarsi, e il peso dell'impero a piegarsi su di lui, giovane alacre d'animo, capace per indole e, ciononostante, di una frugalit? e continenza (in una et? ed in una posizione come la sua) degne di non poca ammirazione, paziente delle fatiche, alieno dai piaceri, ogni peso che lo zio avesse voluto imporgli o, per cos? dire, costruirgli addosso, capace di sopportarlo; bene aveva scelto le fondamenta, perch? capaci di non cedere a nessun peso.
Trad. G. Viansino
|