Data:
23/12/2002 14.02.54
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Cicerone, Contro Verre, II 3.207
207 Lugent omnes prouinciae, queruntur omnes liberi populi, regna denique etiam omnia de nostris cupiditatibus et iniuriis expostulant; locus intra Oceanum iam nullus est neque tam longinquus neque tam reconditus, qua non per haec tempora nostrorum hominum libido iniquitasque peruaserit; sustinere iam populus Romanus omnium nationum non uim, non arma, non bellum, sed luctum, lacrimas, querimonias non potest. In eius modi re ac moribus, si is qui erit adductus in iudicium, cum manifestis in flagitiis tenebitur, alios eadem fecisse dicet, illi exempla non deerunt; rei publicae salus deerit, si improborum exemplis improbi iudicio ac periculo liberabuntur.
207 Sono in lutto tutte le province, si lamentano tutti i popoli liberi, i regni tutti infine levano anch'essi proteste contro la nostra avidit? e i nostri soprusi; non c'? luogo al di qua dell'Oceano cosi remoto e appartato che non sia stato raggiunto in questi tempi dalla prepotenza e dall'iniquit? dei nostri connazionali; il popolo romano ormai non ? pi? in grado di far fronte non gi? alla forza, alle armi, alla guerra, ma al pianto, alle lacrime, ai lamenti di tutte le nazioni. In una situazione del genere, con costumi come questi, se l'imputato trascinato in tribunale, quando si dimostrer? che ? colpevole di infamie inconfutabili, dir? che anche altri ne hanno commesse, non ci sar? pericolo che gli manchino gli esempi; sar? lo stato a correre un pericolo mortale, se dei malvagi grazie all'esempio di altri malvagi andranno assolti e liberi da ogni rischio.
Trad. L. Fiocchi
Buone feste.
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