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bukowski
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Re: richiesta traduzione
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Data:
28/12/2002 15.54.36
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Properzio, Elegie, I, 17 [trad. sotto l'originale latino]
Et merito, quoniam potui fugisse puellam, nunc ego desertas alloquor alcyonas. nec mihi Cassiope salvo visura carinam, omniaque ingrato litore vota cadunt. quin etiam absenti prosunt tibi, Cynthia, venti: 5 aspice, quam saevas increpat aura minas. nullane placatae veniet fortuna procellae? haecine parva meum funus harena teget? tu tamen in melius saevas converte querelas: sat tibi sit poenae nox et iniqua vada. 10 an poteris siccis mea fata reposcere ocellis, ossaque nulla tuo nostra tenere sinu? ah pereat, quicumque rates et vela paravit primus et invito gurgite fecit iter! nonne fuit levius dominae pervincere mores 15 (quamvis dura, tamen rara puella fuit), quam sic ignotis circumdata litora silvis cernere et optatos quaerere Tyndaridas? illic si qua meum sepelissent fata dolorem, ultimus et posito staret amore lapis, 20 illa meo caros donasset funere crines, molliter et tenera poneret ossa rosa; illa meum extremo clamasset pulvere nomen, ut mihi non ullo pondere terra foret. at vos, aequoreae formosa Doride natae, 25 candida felici solvite vela choro: si quando vestras labens Amor attigit undas, mansuetis socio parcite litoribus.
? giusto, perch? ho potuto dalla mia donna fuggirmene lontano e adesso parlo con le alcioni solitarie, n? il porto di Corcyra rivedr? la mia nave, ma su una spiaggia odiosa s'infrangono i miei voti. Bench? lontana, o Cinzia, i venti ti assecondano: oh, guarda come infuriano con minaccioso impeto. Non giunger? Fortuna a placar la tempesta? Questa piccola spiaggia ricoprir? le mie ossa? Ma ti rivolgi a miglior fine i miei duri lamenti: sii contenta della pena che mi danno e la notte e questi flutti infidi. Potrai forse seppellire il mio corpo con il ciglio asciutto, non tener nel tuo grembo le mie ossa? Ah perisca colui che per primo apprest? navi e vele, e la strada s'apri tra marosi contrastanti. Non era meglio sopportare i capricci della mia donna (? dura, ma come lei non ce n'? un'altra) che vedere queste spiagge circondate da ignote selve e cercare nel cielo gli invocati Tindaridi? Se in patria un destino di morte avesse seppellito il mio dolore, ed un'estrema pietra s'ergesse sul mio amore spento, al mio sepolcro ella avrebbe donato la sua chioma, e dolcemente deposto le mie ossa tra le rose; e gridato il mio nome sulle ceneri estreme, ed augurato che per me lieve fosse la terra. Ma voi, figlie marine della bella Doride, con danze propizie sciogliete le mie candide vele: se mai Amore ha sfiorato le vostre onde, a un vostro pari concedete meno duri approdi.
Trad. R. Gazich
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