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Mittente:
bukowski
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Re: seneca, de beneficiis
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Data:
04/01/2003 14.57.52
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Seneca, I benefici, III 18 passim
La virt? non ? preclusa a nessuno; essa ? accessibile a tutti, invita e ammette tutti, liberi e liberti, schiavi, re ed esuli; non sceglie in base al casato o alla ricchezza, le basta l'uomo nudo. Quale difesa potremmo avere contro gli eventi imprevisti, che cosa potrebbe promettersi l'animo di grande, se la fortuna potesse cambiare una solida virt?? [3] Se uno schiavo non pu? beneficare il suo padrone, allora neppure un suddito pu? beneficare il suo re, n? un soldato il suo comandante; che importanza ha, infatti, a che tipo di autorit? si ? soggetti, se si ? soggetti a un'autorit? assoluta? Infatti, se la costrizione in cui lo schiavo vive e il timore delle peggiori punizioni gli impediscono di conseguire il titolo di benefattore, lo stesso accade per colui che ha un re e per colui che ha un comandante, perch?, sia pure a titolo diverso, nei suoi confronti costoro hanno la medesima libert? del padrone nei confronti dello schiavo. Eppure, si pu? essere benefattori del proprio re o del proprio generale: dunque, anche del proprio padrone. [4] Uno schiavo pu? essere giusto, pu? essere forte, pu? essere magnanimo: dunque, pu? anche concedere un beneficio, poich? anche questo ? proprio della virt?. Anzi, a tal punto gli schiavi possono essere i benefattori dei loro padroni che spesso li hanno creati con i loro benefici.
Trad. A. Marastoni
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• seneca, de beneficiis Re: seneca, de beneficiis
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