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bukowski
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Re: Quintiliano Instituto oratoria secondo libro-2
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Data:
04/01/2003 17.41.09
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Quintiliano, Istituzione oratoria, II 2 passim
Ma al maestro non basta dar l'esempio di una profonda integrit?, se non avr? influenzato con una severa disciplina il comportamento di chi frequenta le sue lezioni. Nei confronti dei suoi allievi assuma innanzitutto l'atteggiamento di un genitore e pensi di subentrare a coloro che gli affidano i propri figli. 5. Egli per primo sia immune da difetti e non ne tolleri. La sua riservatezza non sia ombrosa, la sua affabilit? non sia eccessiva, perch? non ne derivino rispettivamente antipatia e mancanza di rispetto. Parli spesso di ci? che ? buono e di ci? che ? moralmente corretto; tanto pi? frequentemente infatti far? raccomandazioni in merito e tanto pi? di rado sar? costretto a castigare; si lasci andare il meno possibile agli scatti d'ira, e tuttavia non sia ambiguo sulle situazioni che meritano una correzione, sia semplice nell'insegnare, sia pronto a sopportare la fatica, costante piuttosto che eccessivo. 6. A chi gli fa domande risponda con disponibilit? e di sua iniziativa stimoli chi non gli chiede nulla. Nel lodare i discorsi degli allievi, non si mostri n? avaro n? prodigo di elogi, poich?, se il primo di questi due atteggiamenti genera avversione per il lavoro, l'altro induce alla trascuratezza. 7. Quando si render? necessario correggere, non sia aspro e meno che mai offensivo; infatti ci? che distoglie molti alunni dalla voglia di applicarsi ? che alcuni insegnanti li riprendono quasi come se volessero loro del male. 8. Egli dica ogni giorno qualcosa, anzi, molte cose che coloro che ascoltano ripetano poi da soli. Infatti anche se la lettura fornisce un numero di esempi sufficiente all'imitazione, tuttavia quella che si definisce "viva" voce fornisce un nutrimento pi? ricco: specialmente quella di un maestro che gli alunni, purch? adeguatamente formati, amano e temono al tempo stesso. ? quasi difficile spiegare quanto pi? volentieri imitiamo le persone che ci sono simpatiche. 9. D'altro canto non bisogna affatto permettere ai ragazzi - come invece accade sovente - la libert? di alzarsi e di esultare quando vengono elogiati: anzi, l'assenso dei giovani, quando ascolteranno, deve essere contenuto. Se no accadr? che l'alunno rimarr? vincolato al giudizio del suo docente e creder? di aver parlato bene solo per il fatto di essere approvato da questi. 10. In realt? quel terribile vizio (che si scambia per cortesia) di elogiarsi a vicenda per qualsiasi cosa, se da un lato ? sconveniente, teatrale ed estraneo a una formazione scolastica rigorosa, dall'altro ? anche un nemico pericolosissimo per gli studi: fa sembrare infatti del tutto inutili l'applicazione e la fatica, se c'? una lode pronta per qualsiasi cosa si sia fatta uscire dalla bocca. 1l. Sia coloro che ascoltano, sia chi prende la parola devono pertanto guardare in faccia l'insegnante: perch? ? cos? che riusciranno a distinguere ci? che ? giusto e ci? che ? sbagliato; se scrivendo si acquisiscono doti di eloquenza, con l'ascolto si acquisisce la capacit? di giudizio.
Trad. S. Beta
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• Quintiliano Instituto oratoria secondo libro-2 Re: Quintiliano Instituto oratoria secondo libro-2
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