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Mittente:
bukowski
Re: Cicerone   stampa
Data:
10/01/2003 17.27.20




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Cicerone, Tuscolane, V 111-114 passim

All'anima viene concesso di [opp. sempl. l'anima pu?] provare diletto in modi innumerevoli e diversi, anche se non viene usata la facolt? di vedere [aspectus]. Appuriamo [intellegimus], dalle cariche ricoperte e dalle mansioni [lett. cose] (da lui) assolte, che Appio il Veccio, ad esempio, pur essendo cieco per molti anni [lett. il quale fu?; acc. tempo continuato], non venne meno, nonostante tale sua disgrazia [casu], al suo dovere (di) privato (cittadino) e (di) politico.
Lo stoico Diodoto, (diventato) cieco, visse molti anni in casa mia [locativo; il pl. ? maiestatis]. Egli, invero - per quanto la cosa fosse a malapena credibile - da una parte [cum?; cum? tum? (che tu hai omesso; senza il "tum" il periodo diventa di complessa interpretazione) s'applicava negli studi filosofici con tanto maggiore assiduit? di quanto (non facesse) in precedenza, suonava la cetra secondo l'uso dei Pitagorici e si faceva leggere libri giorno e notte: attivit? nelle quali non gli erano indispensabili gli occhi; dall'altra [? tum] - cosa che senza la vista parrebbe impossibile a farsi - insegnava geometria [lett. disimpegnava l'ufficio di maestro di geometria], indicando a voce [verbis] ai (suoi) discepoli da dove e fin dove tracciare ogni linea [ovvero, il punto di origine e di fine dei segmenti].
Democrito, divenuto cieco [luminibus amissis] non poteva certamente distinguere il bianco dal nero [lett. le cose? dalle cose?], eppure riusciva a distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, l'onesto dal disonesto, l'utile dall'inutile, il grande dal piccolo, tal da riuscire a vivere in modo felice pur essendo privo della (possibilit? di vedere la) variet? dei colori, mentre non avrebbe potuto (vivere felice) senza la (vera) conoscenza [notione rerum].

Trad. Bukowski
  Cicerone
      Re: Cicerone
         Re: Cicerone
            Re: Cicerone
 

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