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bukowski
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Data:
13/01/2003 17.43.44
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Non torno su brani gi? disponibili.
Virgilio, Georgiche, II, 489 sgg.
Felice chi si avvicina al cuore delle cose e calpesta la paura d'ogni paura, il fato inesorabile, il frastuono ossessivo di Acheronte. E fortunato ancora chi conosce gli dei agresti e Pan, il vecchio Silvano e le Ninfe sorelle. Non lo turbano i fasci del popolo, la porpora dei re o la discordia che infidi agita i fratelli, i Daci che uniti in congiura scendono dall'Istro o la potenza di Roma, i regni destinati a perire; non soffre per piet? dei poveri, non invidia il ricco. Coglie i frutti che i rami, i campi generosi spontaneamente producono e ignora le leggi severe, le insanie del foro, i pubblici archivi. Ma c'? chi tormenta coi remi mari ignoti e con le armi in pugno penetra nelle corti, nelle stanze dei re; abbatte citt?, focolari indifesi per bere in una tazza preziosa, dormire sulla porpora di Tiro; o accumula ricchezze vegliando sull'oro sepolto; o si stupisce attonito davanti ai rostri, s'incanta rapito dall'applauso comune di popolo e patrizi che si leva a teatro; e chi cosparso di sangue fraterno si rallegra e muta la casa, la dolce terra con l'esilio cercando nuova patria sotto un altro sole. Curvo sull'aratro l'agricoltore smuove la terra: questa la sua fatica; e cos? nutre la casa, i figli, gli armenti di buoi, i giovenchi. Non vi ? mai riposo: ogni giorno dell'anno trabocca di frutti, di nati del bestiame, di covoni di frumento e nei solchi si accumula il raccolto, al suo peso cedono i granai. Viene l'inverno: l'oliva si rompe nei frantoi, sazi di ghiande tornano i maiali, le selve si riempiono di bacche e l'autunno depone tutti i suoi frutti: al sole dolce matura l'uva sulle rocce. Pendono teneri i figli intorno ai baci e la casa conserva puro il suo pudore; seni gonfi di latte porgono le vacche e capretti robusti sull'erba folta lottano tra loro con le corna. Nei giorni di festa il contadino riposa e sdraiato sul prato intorno al fuoco, dove i compagni incoronano il cratere, alzando il bicchiere t'invoca, Leneo; pone ai pastori per la gara delle frecce il bersaglio su un olmo, e i corpi induriti si spogliano per una lotta rusticana.
Fonte: www.bibliomania.it
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