Data:
15/01/2003 8.45.39
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Mi occorrerebbe la seguente versione di Cicerone: "Hecatonem quidem Rhodium, discipulum Panaeti, video in iis libris, quos de officio scripsit Quinto Tuberoni, dicere "sapientis esse nihil contra mores, leges, instituta facientem habere rationem rei familiaris". Neque enim solum nobis divites esse volumus, sed liberis, propinquis, amicis maxumeque rei publicae. Singulorum enim facultates et copiae divitiae sunt civitatis". Cos?, a prima lettura, tradurrei, in maniera molto libera: "Noto certamente Ecatone di Rodi, discepolo di Panezio, affermare, in questi libri che furono scritti per dovere (ma pu? essere "de officio" per dovere?) da Quinto Tuberione, "che ? del sapiente non fare nulla contro i costumi, le leggi, le istituzioni... e poi? Avere riguardo del patrimonio?" Infatti non solo per noi vogliamo le ricchezze, ma ai figli (cio? anche per i figli), agli amici e soprattutto allo Stato. Mah...
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