Data:
15/01/2003 16.25.15
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Cicerone, De finibus, I, 59-60 passim
Sono malattie dell'animo i desideri, smisurati e vani [suppongo: "inmensae et inanes"], di ricchezze, di gloria, di potere, nonch? di piaceri smodati [suppongo: "libidinosarum"]. Si aggiungono le malattie, le molestie, i tormenti, che sfibrano l'animo umano [lett. gli animi degli uomini]. S'aggiunge finanche la morte, la quale - come il [quasi] sasso su(lla testa di) Tantalo - sempre incombe, e la superstizione, chi ? impregnato della quale non riesce [potest] mai a vivere tranquillo. Inoltre, non ricordano ["memini" ? difettivo] i beni trascorsi, non godono dei (beni) attuali, si limitano ad attendere [lett. attendono solo (modo)] quelli futuri e - dato che (questi ultimi) non possono essere certi - essi si abbattono per l'ansia ed il terrore, e si tormentano al massimo grado, quando tardi si rendono conto d'aver invano aspirato al denaro, o alle ricchezze, o alla gloria.
Trad. Bukowski
P.S.: il conto alla rovescia indica la scadenza del sito.
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