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Mittente:
bukowski
Re: 3 versioncine   stampa
Data:
16/01/2003 19.49.59




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Pi? correttezza nella digitazione del testo, pls.

Prima:

Ercole [suppongo "Hercules"], figlio di Giove ed Alcmena, fu un eroe greco, famoso soprattutto in ragione delle "dodici fatiche" che Euristeo gli aveva imposto (di compiere). Appena che [cum primum] Ercole entr? nella pubert? - (ovvero) quell'et? che ci viene offerta dalla natura per decidere del nostro futuro [lett. per scegliere la via della (nostra) vita] - si ritir? in un luogo solitario e, l? - a lungo seduto - molto tra s? medit?, indeciso su quale via fosse meglio imboccare: in effetti, vedeva davanti a s? due vie: una (era quella) della Volutt?, l'altra (era quella) della Virt?. In realt?, questa [suppongo "hoc"] (opportunit?) [ovvero, l'opportunit? di decidere del proprio futuro] pot? capitare, eccezionalmente [fortasse, lett. per un caso], a Ercole, (appunto perch? egli era) figlio di Giove: di contro, a noi - che prendiamo a modello uomini [suppongo "homines"] che godono dell'ammirazione generale [lett. che piacciono a chiunque] e che siamo sollecitati a (ricalcare) le loro inclinazioni [studia] e i loro insegnamenti - (tale opportunit?) non tocca. Per lo pi? noi, imbevuti degli insegnamenti dei (nostri) genitori, siamo indotti a (ricalcare) la loro indole. Taluni si lasciano influenzare dall'opinione della massa e si risolvono per quelle cose che ai pi? [maiori parti] appaiono gradevolissime; alcuni, tuttavia, (pur) senza (alcuna) disciplina familiare [lett. dei genitori], hanno imboccato una giusta via di vita.

Seconda:

Gli Aborigeni sono stati i primi abitanti d'Italia: il loro re, Saturno, fu - a quanto pare [lett. sembra essere stato?] - talmente giusto [lett. di tanta giustizia] che, sotto il suo regno [sub illo], nessuno visse in servit? e e nessuno ebbe alcunch? in propriet? privata: insomma, ogni cosa era in comune a tutti [dat. vantaggio]. A ricordo di tale precedente [exempli; opp. consuetudine], durante i Saturnali [feste, appunto, in onore di Saturno], abbattute le barriere sociali [lett. reso uguale il diritto di tutti], nei banchetti i servi siedono [lett. si coricano; i romani mangiavano sdraiati sui triclini] accanto ai [lett. con i] padroni, senza distinzione [passim].
Dunque, l'Italia venne detta "Saturnia", dal nome del re, e il colle, su cui (egli) abitava, (venne detto) "Saturnio", che oggi corrisponde al Campidoglio [lett. dove ora ??]. Dopo costui [Saturno], si dice avesse regnato Fauno. Durante il suo regno [sub quo, sotto il quale], Evandro - (proveniente) da una citt? dell'Arcadia - giunse in Italia insieme con uno sparuto s?guito di concittadini: a lui Fauno concesse di grazia [benigne] dei territori da coltivare e un colle, ch'egli poi chiam? "Palatino". Alle falde di questo (colle), Evandro fece innalzare un tempio in onore di Liceo [dat. vantaggio]: (dio) che i Greci chiamano "Pan" ["Pana", acc. con desinenza greca], i Romani "Luperco".

Terza:

Si tramanda che L. Balbo sia stato straricco [cumulatus] di tante e tali piacevolezze [abl. abbondanza], da essere considerato, dai (propri) concittadini, il pi? felice tra gli uomini [gen. partitivo]. Si aveva l'impressione che in lui fossero confluite tutte le grazie [suppongo "beneficia", concessioni] della buona sorte [oggi si direbbe che Balbo era stato "baciato dalla fortuna"]: un aspetto magnifico, una salute ferrea, un portamento elegante. (Ovviamente) non poteva non essere ricchissimo! Per apparire liberale agli occhi di tutti, scialacquava grosse somme di denaro in piacevolezze e in donativi. Essendo molto attaccato [cupidissimus; regge gen.] alle comodit? della vita, si tramanda ch'egli era solito [suppongo "solitus"] abbandonarsi ai piaceri fino alla nausea [lett. finire? con?].
Ciononostante, curava la propria salute: si metteva a tavola [veniebat ad cenam] ch'era sempre affamato ed assetato, ma assumeva cibi che, per quanto prelibatissimi, fossero allo stesso tempo facilmente digeribili [facillimi ad concoquendum]. Insomma, aveva a disposizione [lett. ricorreva a?] tutte quelle cose grazie alle quali una vita merita, solitamente ["vulgo", avv.], l'appellativo di "felice" [lett. pu? esser detta?].
Ma Balbo era (in fondo) davvero felice [il "ne" non va tradotto]? Certo, (ma solo) se si limitano i beni della vita soltanto ai piaceri del corpo.

Tradd. Bukowski
  3 versioncine
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