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Mittente:
bukowski
Re: la precariet? delle cose umane   stampa
Data:
19/01/2003 15.51.58




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Seneca, La brevit? della vita, XVII

Gli stessi piaceri degli uomini sono ansiosi ed inquieti per vari timori e subentra l'angosciosa domanda di chi ? al massimo del piacere (lett.: di chi massimamente gioisce): "Fino a quando ci? (durer?)?". Da questo stato d'animo dei re piansero la propria potenza, n? li consol? la grandezza della propria fortuna, ma li atterr? la fine imminente. Avendo dispiegato l'esercito attraverso enormi spazi di territori e non abbracciandone il numero ma la dimensione, l'orgogliosissimo re dei Persiani [Serse] vers? lacrime, perch? di l? a cento anni nessuno di tanta giovent? sarebbe sopravvissuto: ma ad essi stava per affrettare il destino proprio lui che (li) piangeva e che ne avrebbe perduti altri in mare, altri in terra, altri in battaglia, altri in fuga ed in breve tempo avrebbe portato alla rovina quelli per i quali temeva il centesimo anno. E pure le loro gioie non sono forse ansiose? Non appoggiano infatti su solide basi, ma sono turbate dalla stessa nullit? dalla quale traggono origine. Quali perci? credi che siano i periodi tristi per loro stessa ammissione, quando anche questi (periodi), nei quali si inorgogliscono e si pongono al di sopra dell'umanit?, sono poco veritieri? Tutti i beni pi? grandi sono ansiogeni e non bisogna fidarsi di nessuna fortuna meno che di quella pi? favorevole: ? necessaria nuova felicit? per preservare la felicit? e si devono fare voti proprio per i voti che si sono esauditi. Infatti tutto quel che avviene per caso ? instabile; ci? che assurger? pi? in alto, pi? facilmente (cadr?) in basso. Certamente le cose caduche non fanno piacere a nessuno: ? dunque inevitabile che sia penosissima e non solo brevissima la vita di coloro che si procacciano con grande fatica cose da possedere con fatica maggiore.

Fonte: http://www.biblio-net.com/lett_cla/te...
  la precariet? delle cose umane
      Re: la precariet? delle cose umane
 

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