Cerca |
|
|
|
|
pls
- prima d'inoltrare richieste in forum
leggete le condizioni e i suggerimenti del FORUM NETIQUETTE
FORUM APERTO
>>> qualche suggerimento per tradurre bene (da: studentimiei.it)
--- altri forum di consulenza: DISCIPULUS.IT - LATINORUM - LATINE.NET ---
|
|
|
Leggi il messaggio
Mittente:
bukowski
|
Re: floro
|
stampa
|
Data:
20/01/2003 21.44.46
rispondi
al msg
nuovo
msg
cerca nel forum
torna
all'indice |
1)Tarquinius, cui cognomen Superbo ex moribus datum.quod a Servio tenebatur rapere maluit quam exspectare,inmissisque in eum percussoribus scelere partam potestatem non melius egit quam adquisiverat. cum saevitiam domi fatigasset, tandem in hostes conversus est. Sic valida oppido in Latio capta sunt, Ardea, Ocriculum, Gabi, Suessa Pometia.De manubiis captarum urbium templum erexit. Quod cum inauguraretur, cedentibus ceteris diis -nec dubitavere cuncti monstrum pulcherrimum imperii sedem caputque terrarum promittereTam diu superbiam regis populus Romanus perpessus est, donec aberat libido; hanc ex liberis eius inportunitatem tolerare non potuit. Quorum cum alter ornatissimae feminae Lucretiae stuprum intulisset, matrona dedecus ferro expiavit Igitur Bruto Collatinoque ducibus populus Romanus ad vindicandum libertatis ac pudicitiae decus quodam quasi instinctu deorum concitatus regem repente destituit.
Tarquinio - che merit? il soprannome di "Superbo" per via della sua indole (scellerata) [ex moribus] - prefer? prendere con la forza [rapere] l'eredit? di Servio [lett. ci? che era tenuto da Servio; ovvero, il potere regale in Roma], piuttosto che attendere [la morte naturale di quello, e dunque il passaggio legittimo della consegna regale]. Sguinzagliatigli contro dei sicari (per ucciderlo), esercit? (in seguito) il potere acquisito [partam - pario] con quell'omicidio infame [scelere] in modo non migliore di quanto lo avesse conquistato. Dopo aver sfogato (fino all'ultimo) la (propria) ferocia in patria [domi, locativo], alla fine la rivolse [lett. si rivolse, qui in forma media] contro i nemici (esterni): e cos?, valorose roccaforti latine - Ardea, Otricoli, Gabii, Sessa Pomezia - vennero (da lui) espugnate. Col denaro ricavato dalla vendita del bottino [de manubiis] delle citt? conquistate, fece erigere un tempio [? il famoso tempio di Giove]. All'atto della sua inaugurazione, mentre altri d?i venivano sloggiati (dai quei luoghi) [il senso ? che Tarquinio impose di sconsacrare molti tempietti e tutte quelle cappelle che, in precedenza, in quell'aerea, erano stati edificati, dedicati e consacrati], l'intera popolazione [cuncti] non ebbe dubbi [dubitavere = dubitaverunt] sul fatto che quel mostro (di violenza) [qual era appunto Tarquinio] stava ponendo le premesse [promittere] della meravigliosa (futura) sede dell'Impero (Romano) e della Capitale del mondo [terrarum]. Il popolo di Roma toller? a lungo, con pazienza e coraggio [perpessus est - perpetior], la superbia del (proprio) re, fin tanto che essa era scevra da sfrenata e licenziosa dissolutezza [lett. la dissolutezza (ne) era lontana; il termine "libido" preannuncia lo stupro di Lucrezia narrato appena dopo]; ma non riusc? a sopportare una tale impudente crudelt? [importunitatem] (anche) dai (suoi) figli. Dopo che uno di essi [ovvero, Sestio] ebbe usato violenza contro la morigeratissima Lucrezia, la matrona espi? la (propria) virt? violata [dedecus] dandosi la morte [lett. col pugnale]. Il popolo romano, allora, con a capo Bruto e Collatino - spinto [concitatus] da una sorta [quodam], come dire [quasi], d'ispirazione divina, a vendicare l'onore della libert? e della morale (invece violate) - detronizz? senza indugi [repente] il re.
Nec vero tantum armis et in campo, sed consiliis cum rege Pyrrho dimicatum est.Quippe post primam victoriam intellecta vir callidus virtute Romana statim desperavit armis Sed et bello et pace et foris et domi omnem in partem Romana virtus tum se adprobavit, quam Tarentina victoria ostendit populi Romani fortitudinem, senatus sapientiam, ducum magnanimitatemQuinam illi fuerunt viri, quos ab elephantis primo proelio obtritos accepimus? Omnium volnera in pectore, quidam hostibus suis morte sua commortui, omnium in manibus ensis, et in ipsa morte ira vivebat.Quod adeo Pyrrhus miratus est ut diceret "o quam facile erat orbis imperium occupare".
Contro il re Pirro si combatt? non solo con le armi e (con battaglie) in campo aperto, ma anche (facendo ricorso) alla tattica politica [consiliis, con accorgimenti]. In effetti, un uomo furbo ed esperto (qual era Pirro), divenuto consapevole del valore dei Romani (pur) dopo la prima vittoria (conseguita), perdette subito ogni speranza (di vincere la guerra) con le armi. Tuttavia - e in pace, e in guerra, tanto in territori stranieri [lett. foris, avv. fuori] quanto in patria [domi, locativo] - il valore dei Romani diede allora prova di s? sotto ogni aspetto, come ad esempio la vittoria su Taranto rivel? la forza e il coraggio del popolo Romano, la saggezza politica del senato, la grandezza d'animo dei condottieri. Chi mai (se non Romani) furono quegli eroi, che - a quanto ci ? dato di sapere - rimasero schiacciati [obrtitos - obtero] dagli elefanti (di Pirro) durante il primo scontro armato? Pur col petto straziato dai colpi ricevuti, ogni caduto giaceva accanto al cadavere del suo nemico [lett. quidam commortui (morire insieme con; regge dat.) hostibus suis morte sua], le spade ancora strette in mano, e nella morte stessa rimanevano segni dell'impeto guerriero [con linguaggio un po' arduo, Floro sta dicendo che la postura dei guerrieri romani era tale da denunciare i segni dell'avvenuta battaglia, e di un valore espresso fino, e addirittura oltre, la morte: nessuno era morto invano, ma ad ogni cadavere corrispondeva il cadavere di un proprio nemico; insomma, l'atteggiamento dei caduti appare ancora? combattivo]. Pirro rimase a tal punto impressionato da ci?, da affermare: "Ah, sarebbe facile diventare padrone del mondo [se avessi a disposizione un esercito come quello romano, s'intende]".
Ea neque nimium vieta neque inmatura legi debet et in eo loco expandi, qui toto die solem accipit. Pali autem quattuor pedibus inter se distantes figuntur et perticis iugantur; factae deinde in hunc usum cannae iugis superponuntur, ita ut duobus pedibus absint a terra, ne umorem, quem fere noctibus remittit humus, trahere possint. Tunc ficus inicitur, et crates pastorales, culmo aut carice vel filice textae, ex utroque latere super terram plane disponuntur, ut, cum sol in occasu fuerit, erigantur et inter se adclines testudineato tecto more tuguriorum viescentem ficum ab rore et interdum a pluvia defendant; nam utraque res praedictum fructum corrumpit. [2] Cum deinde aruerit, in orcas bene picatas meridiano tempore calentem ficum condere et calcare diligenter oportebit, subiecto tamen arido faeniculo et iterum, repletis vasis, superposito. Quae vasa confestim operculare et oblinire convenit et in horreum siccissimum reponi, quo melius ficus perennet.
(Il fico) [lett. ea; tieni conto che "ficus" ? femminile] deve essere raccolto [legi] quando ancora non ? troppo vizzo n? acerbo, e dev'essere lasciato maturare [expandi, (deve) essere fatto aprire] in una zona costantemente soleggiata. Vengono, allora, conficcati dei pali, alla distanza di 4 piedi l'uno dall'altro, e fissati con pertiche [a mo' di pergolato, quindi]; infine vengono sovrapposte, a quest'intreccio [iugis], apposite [facte ad hunc usum] canne, tal che risultino rialzate dal suolo di due piedi, di modo che non assorbano [possint trahere] l'umidit? rilasciata, di notte, dal suolo. Solo allora vi viene intromesso il fico. I graticci - siano essi di paglia, di carice [? una pianta] o di felce - vanno disposti su entrambi i lati, orizzontalmente [plane] al suolo, di modo che - al tramonto - sollevati e inclinati l'uno rispetto all'altro - a mo' di volta, similmente ai tetti delle capanne - fungano da protezione, dalla rugiada o casomai dalla pioggia, al fico messo (l?) a seccare [viescentem]; entrambi questi elementi [res; la rugiada e l'acqua piovana], infatti, guastano (la maturazione del) suddetto fico. Qualora invece il clima fosse torrido, occorrer?, all'ora della canicola [meridiano tempore, a mezzogiorno], introdurre il fico maturo [calentem] in orciuoli ben impeciati, e (l?) stiparli con cura [calcare diligenter], non prima di aver formato un sostrato di finocchio secco che, una volta riempiti gli orciuoli, verr? messo anche al di sopra. Gli orciuli conviene sigillarli [operculare et oblinire; coprire con un coperchio e stuccare] e riporli in una dispensa completamente priva di umidit? [siccissimum], affinch? ["quo" s'utilizza a fianco di comparativi] il fico si conservi meglio.
Tradd. Bukowski
|
|
• floro Re: floro
|
|
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|