Data:
21/01/2003 16.46.03
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Genitrice degli Eneadi, piacere degli uomini e degli d?i, Venere datrice di vita, che sotto i corsi celesti degli astri dovunque avvivi della tua presenza il mare percorso dalle navi, le terre fertili di messi, poich? grazie a te ogni specie di viventi ? concepita e, sorta, vede la luce del sole - te, o dea, te fuggono i venti, te le nuvole del cielo, e il tuo arrivare; a te soavi fiori sotto i piedi fa spuntare l'artefice terra, a te sorridono le distese del mare e placato splende di un diffuso lume il cielo. Ch? appena ? dischiuso l'aspetto primaverile del giorno e, disserrato, si ravviva il soffio del fecondo zefiro, prima gli aerei uccelli te, o dea, e il tuo giungere annunziano, colpiti nei cuori dalla tua potenza. Poi fiere e animali domestici b?lzano per i pascoli in rigoglio e attraversano a nuoto i rapidi fiumi; cos? preso dal fascino ognuno ti segue ardentemente dove intendi condurlo. Infine, per i mari e i monti e i fiumi rapinosi e le frondose dimore degli uccelli e le pianure verdeggianti, a tutti infondendo nei petti carezzevole amore, fai s? che ardentemente propaghino le generazioni secondo le stirpi - poich? tu sola governi la natura e senza di te niente sorge alle celesti plaghe della luce, niente si fa gioioso, niente amabile, te desidero compagna nello scrivere i versi ch'io tento di comporre sulla natura per il nostro Memmiade, che tu, o dea, in ogni tempo volesti eccellesse ornato di ogni dote. Tanto pi? dunque, o dea, da' ai miei detti fascino eterno. Fa' s? che frattanto i fieri travagli della guerra, per i mari e le terre tutte placati, restino quieti. Tu sola infatti puoi con tranquilla pace giovare ai mortali, poich? sui fieri travagli della guerra ha dominio Marte possente in armi, che spesso sul tuo grembo s'abbandona vinto da eterna ferita d'amore; e cos?, levando lo sguardo, col ben tornito collo arrovesciato, pasce d'amore gli avidi occhi anelando a te, o dea, e, mentre sta supino, il suo respiro pende dalle tue labbra.
Fonte: www.bibliomania.it
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