Data:
22/01/2003 17.11.56
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Seneca, La costanza del saggio, 11-12 passim
La parola contumelia, ossia offesa, deriva da contemptus, ossia disprezzo, perch? nessuno bolla con ingiuria di quel genere altra persona, se non quella che disprezza. E nessuno disprezza chi ? pi? grande o migliore di lui, anche quando gli fa quelle azioni che fanno abitualmente gli spregiatori. Di fatto, anche i fanciulli colpiscono i genitori sul volto, ed il pargolo tante volte spettina la mamma e le strappa i capelli o le sputa addosso, oppure scopre le sue vergogne davanti alle persone di casa e dice senza riguardo parole oscene: eppure non chiamiamo offesa nessuno di questi atti. Perch?? Perch? chi li fa non ? in grado di metterci disprezzo. Per il medesimo motivo, ci diletta la parlantina dei nostri schiavi, oltraggiosa verso i padroni, l'insolenza dei quali, dopo aver cominciato dal padrone, s'arroga il diritto di colpire anche gli ospiti, anzi, quanto pi? uno schiavo ? spregiato e canzonato, tanto pi? libera ha la lingua. Allo scopo, sono in vendita fanciulli procaci, la cui impudenza viene perfezionata ed aggiornata da un maestro, che sanno vomitare offese studiate: eppure non le chiamiamo offese, ma arguzie. Che razza di incoerenza ? questa? Le stesse cose ora ci dilettano, ora ci offendono; quella detta dall'amico, si chiama maldicenza, quella detta dallo schiavo, ? una battuta di spirito! Il criterio che noi adottiamo con i fanciulli, il saggio lo adotta con tutti, perch? tutti, anche dopo la giovent?, al tempo dei capelli bianchi, conservano un po' di infantilismo.
Trad. A. Marastoni
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