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Mittente:
bukowski
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Cicerone, De Oratore, I 16 passim
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Data:
23/01/2003 13.41.55
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Cicerone, De Oratore, I 16 passim Orator est, mea sententia, hoc tam gravi dignus nomine, is qui, quaecumque res inciderit quae sit dictione explicanda, prudenter et composite et ornate et memoriter dicet.Sed, ut solebat C. Lucilius saepe dicere, homo tibi subiratus, mihi propter eam ipsam causam minus quam volebat familiaris, sed tamen et doctus et perurbanus, sic sentio neminem esse in oratorum numero habendum, qui non sit omnibus eis artibus, quae sunt libero dignae, perpolitus; quibus ipsis si in dicendo non utimur, tamen apparet atque exstat, utrum simus earum rudes an didicerimus.Sicut qui pila ludunt, non utuntur in ipsa lusione artificio proprio palaestrae, sed indicat ipse motus, didicerintne palaestram an nesciant, et qui aliquid fingunt, etsi tum pictura nihil utuntur, tamen, utrum sciant pingere an nesciant, non obscurum est; sic in orationibus hisce ipsis iudiciorum, contionum, senatus, etiam si proprie ceterae non adhibeantur artes, tamen facile declaratur, utrum is, qui dicat, tantum modo in hoc declamatorio sit opere iactatus an ad dicendum omnibus ingenuis artibus instructus accesserit.
A mio giudizio, ? un oratore (davvero) degno di questo titolo tanto insigne, colui il quale - qualunque sar? l'argomento [res] da sviluppare nel discorso - (lo) esporr? in modo scrupoloso, armonioso, elegante e a memoria. Ma, come Caio Lucilio - uomo che, (nonostante fosse) colto e di modi molto cortesi [perurbanus], non ti vedeva di buon occhio [subiratus sibi], e che, proprio per questa ragione, mi trattava con una franchezza minore di quanto (in fondo) desiderasse [familiaris mihi minus quam volebat] - (come Caio Lucilio) era solito dire, cos? (anch'io) sono dell'opinione [sentio] che non dovrebbe essere annoverato tra gli oratori chi non padroneggi a perfezione [qui non sit perpolitus + abl. limitazione] tutte quelle arti che si addicono [sunt dignae] ad un uomo libero [= arti liberali]. (Ora, anche) se non utilizziamo le suddette [quibus ipsis] (arti) nel discorso, tuttavia appare chiaro [apparet atque exstat] se ne abbiamo una conoscenza abborracciata, oppure se (piuttosto) le abbiamo apprese (a dovere). Come quelli che giocano a palla, mentre appunto giocano [in ipsa lusione], non ricorrono a una tecnica specifica appresa in palestra [lett. propria della?], ma il (loro) stesso movimento rivela se abbiano imparato, o meno, la ginnastica [palaestram, per metonimia]; e (come) gli scultori [qui fingunt aliquid], anche se allora [ovvero = nell'atto dello scolpire] non fanno alcun ricorso alla pittura, tuttavia appare (altres?) chiaro [non obscurum est] se sappiano, o meno, dipingere; allo stesso modo ["sic" ? il secondo termine di correlazione, legato a "sicut"], in queste stesse orazioni - (che si declamano) nei tribunali, nei processi, nel senato [lett. sono genitivi di pertinenza] - anche se non vengono specificamente [proprie] utilizzate le altre discipline [artes], tuttavia risulta facilmente chiaro se l'oratore [is, qui dicat] si sia esercitato solo in quest'attivit? di declamazione [in hoc opere declamatorio], oppure se si sia (piuttosto) avvicinato alla disciplina oratoria [ad dicendum], (quand'era gi?) ferrato in tutte le arti liberali.
Trad. Bukowski
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• Cicerone, De Oratore, I 16 passim
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