Data:
28/01/2003 1.04.56
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Caro Paolo, e questo, con l'astronomia, che ci azzeccherebbe :/ ?
Se Dio ha conoscenza dell'esistenza presente, passata o futura dell'anticristo, ci? vuol dire che l'anticristo - rispettivamente - ?, ? stato o sar? [per quanto in forma ipotetica, si tratta (come inteso appena dopo) di un sillogismo, di cui sono enunciate la premessa minore e la conclusione; la premessa maggiore, sottintesa, ? che la conoscenza di Dio (scientia Dei, laddove il genitivo ? soggettivo) ? infallibile]. Da premessa necessaria consegue necessaria conclusione. Ma se la premessa ? contingente, dovrebbe supporsi una "mutazione", o quantomeno, una "fallibilit?" [deceptionem] della conoscenza e della volont? divina [la qual cosa, ovviamente, sarebbe un'inammissibile "bestemmia" teologica, che Grossatesta per?, in un primo momento, glissa]. Anche nell'eventualit? che la conclusione fosse contingente, coerentemente [rendo cos?: "cum sit convertibile"] alla premessa, verrebbero a presentarsi delle contraddizioni: infatti, Dio ben sa se l'anticristo sar?; (in caso contrario, vorrebbe dire che) qualcosa ? nascosto alla Sua conoscenza, tesi inammissibile. Caso diverso se la conoscenza divina contempla qualcosa di contingente, ovvero qualcosa che - proprio in virt? della propria "contingenza" - pu? verificarsi o meno; in tale eventualit?, poich? Dio non conosce il falso, Dio non sapr? se l'anticristo ?, ? stato o sar?; ? cos? possibile che Dio non sappia, proprio perch? sa [nota che Grossatesta sta svolgendo, per ora, l'argomento dal punto di vista logico, e non teologico]; ne deriva una "mutazione" o addirittura, qualora (Dio) rimanesse del precedente avviso, una "fallibilit?" della conoscenza divina, appunto perch? essa non s'? verificata [questa ? l'impasse logica]. Ora, poniamo per assurdo di avere cognizione "attuale" [praesentem; e dunque, in riferimento a quanto detto appena dopo, "prescienza"] del fatto che Socrate, domani, andr? di corsa: questa prescienza della corsa di Socrate ? per me comunque elemento di verit? e necessit? oggi. E tuttavia, fin allora [suppongo "adhuc" e non "adhoc"], la corsa di Socrate sar? soltanto un'eventualit? contingente [? il tormentato problema della prescienza, da una parte, e del libero arbitrio umano, dall'altro: Dio pre-vede la nostra scelta. Ci? vuol dire che la nostra scelta ? necessitata, o - come si dice - gi? scritta? No, perch? siamo liberi di scegliere, anche se appunto Dio pre-vede la nostra scelta]. Allo stesso modo, poich? tutte le cose sono, dall'eternit? del tempo, "attuali" in Dio [l'eternit? di Dio, e dunque della sua conoscenza e volont?, non pu? essere concepita dalla mente umana, se non come un "eterno presente"; ma vd. in seguito], non ? forse vero che si d? come necessario il fatto che Egli sappia ci? che ? destinato, per se stesso, a verificarsi e ci? che, per se stesso, ? contingente, e che la Sua ? una conoscenza immutabile, pur essendo gli oggetti di tale conoscenza sottoposti a mutazione? E poich? la Sua conoscenza ? infallibile, la conoscenza stessa e l'essere delle cose vengono a coincidere. Chi osa dubitare che dalla necessit? scaturisce la contingenza e, di contro, in virt? di una eventualit? non verificatasi [a destructione contingentis], dalla contingenza scaturisce l'impossibilit?? Bene, questa tesi ? ammissibile, ma se e solo se si tiene conto della duplice valenza dell'accezione di "necessit?": una, che comporta necessariamente l'essere delle cose, e questa ? la "necessit? a priori" [una sorta di "necessit? ontologica" connaturata alle cose e che le fa essere necessariamente ci? che sono; in ambito scientifico, potrebbe, e sottolineo potrebbe, assimilarsi alla "necessit? logica"]; l'altra che segue l'essere delle cose, non le "costringe" ad essere, ed ? "necessit? a posteriori". Ad esempio, il moto necessario del sole e quello, altrettanto necessario, della luna comportano, necessariamente, il verificarsi (ad un certo punto) di un'eclissi; ma si tratta di una necessit? simile a quella per la quale, il fatto che io abbia visto, ieri, Socrate andare di corsa, non fa della corsa di Socrate un evento a lui necessario in assoluto, ma ? una necessit? che segue l'evento della corsa [? come sapere il risultato di una partita finita 2-0; questo risultato ? necessario, ma a posteriori, una volta che s'? verificato, e non nel mentre che la partita si stava disputando; sarebbe potuta anche terminare diversamente; Socrate era libero di non correre; il fatto che io l'abbia visto correre non comporta in Socrate la "necessit? ontologica" della corsa in quel determinato istante]. La necessit?, inoltre, ha a che fare con l'eternit?. Ma anche per l'eternit? c'? una duplice accezione: ci? che ? eterno nel tempo e ci? che ? "puramente eterno" [rendo cos?, per chiarezza, "simplicitas aeternitatis", uno degli attributi precipui di Dio; ecco un esempio per spiegarti queste due accezioni di eternit?: l'universo ? eterno, perch?, per quanto abbia avuto casomai un inizio, si suppone comunque che non abbia mai fine; a Dio non si possono applicare queste categorie "temporali" di inizio e fine, dato ch'Egli ? al di fuori del tempo, appunto; o meglio, volendo in certo modo esasperare l'assunto di Grossatesta, Dio E' il Tempo]. La "necessit? a priori" [vd. sopra] presuppone, in s?, l'eternit? temporale, e non pu? preludere al contingente. La "necessit? a posteriori", invece, per quanto necessit? immutabile, ? comunque una necessit? che segue il verificarsi dell'evento, e dunque non pu? prescindere dalla sua contingenza: ? il caso dell'avvento dell'anticristo: la sua contingenza pu? comportare sia il suo verificarsi - e in qual caso Dio ne avr? prescienza - sia il suo non verificarsi - e in qual caso sar? un evento "impossibile", di cui Dio non pu? avere prescienza [perch? Dio, ricordiamo, "nescit falsa"]. L'assunto logico, per il quale dalla necessit? non scaturisce contingenza e dalla contingenza non scaturisce necessariamente impossibilit? [il contingente, ripeto, pu? e non pu? essere], dev'essere dunque interpretato tenendo conto che delle categorie "contingenza", "necessit?" e "impossibilit?" noi abbiamo una dimensione unicamente legata alla nostra concezione di "tempo": "necessit?" come "totalit? indefinita del tempo" e "contingenza" come "verificarsi nel tempo". Di contro, non possiamo render conto dell'eternit? infinita di Dio, qualora la continuiamo a rapportare all' "eternit? temporale": piuttosto, la nostra mente dovrebbe essere in grado di liberarsi da quest'ultima per ascendere alla "pura eternit?". Dunque, una cosa ? dire che il Sole si muove in eterno, altra cosa ? dire che Dio ? in eterno. Certo, Dio - come si dice - ? nel tempo - nulla prescinde dal tempo - ma nel senso della "pura eternit?", dalla quale scaturisce il tempo, secondo quanto ? stato detto: "Colui che fa scaturire il tempo dall'Eterno". Ho terminato la mia argomentazione sulla conoscenza di Dio.
Trad. Bukowski
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