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bukowski
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28/01/2003 1.05.30




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I

Vegezio, Arte militare, III 26 passim

In tutte le guerre, l'andamento di una spedizione [suppongo "expeditionis"] ? tale, che ci? che per te ? vantaggioso, nuoce al nemico, e (viceversa) ci? che a quello [al nemico] giova, per te ? sempre dannoso.
Durante una guerra, incorrer? in pericoli minori colui che avr? pi? curato gli (eventuali) approvvigionamenti agricoli e pi? si sar? adoperato nell'addestramento delle truppe.
Non bisogna mai gettare nella mischia [in acie] un soldato, di cui prima non si siano saggiate [ceperis, ma bisogna renderlo impersonale, dato che si tratta di precettistica] le capacit?.
E' preferibile sfibrare [domare] il nemico con la fame, con attacchi improvvisi, col terrore, piuttosto che con lo scontro diretto ["proelio", suppongo], durante il quale, talora, la fortuna suole aver la meglio sul valore [suppongo "virtus"].
Non ci sono progetti [consilia] migliori di quelli di cui il nemico ? all'oscuro, prima che li si realizzi [anche qui conviene rendere in modo impersonale]. La natura (di per s?) crea pochi eroi [viros fortes]; la maggior parte, invece, li creano l'addestramento e la buona disciplina.


II

Eutropio, breviarium, III, 1 passim

Terminata, dunque, la guerra contro Cartagine - (guerra) che s'era trascinata per (ben) 23 anni - i Romani, oramai all'apice della fama militare [iam clarissima gloria noti], inviarono ambasciatori a Tolomeo, re d'Egitto, con la promessa di aiuti, dato che Antioco, re della Siria, gli [a Tolomeo] aveva mosso contro guerra.
Ma Tolomeo [ille], pur grato, non accett? gli aiuti (promessigli) dai Romani: lo scontro, infatti, si era oramai concluso.
In quello stesso frangente, Gerone - potentissimo re di sicilia - giunse a Roma per assistere ai Ludi, e fece dono [regge doppio acc.] al popolo di 200mila moggi [gen. partitivo] di grano. Durante l'anno del consolato di C. Lentulo e F. Flacco, (l'anno appunto) in cui Gerone s'era recato a Roma, si combatt? contro i Liguri, in territorio italico, e su di essi si riport? il trionfo.
Tuttavia (nel frattempo) i Cartaginesi (da una parte) si apprestavano a riorganizzare la guerra, i Sardi (dall'altra) - costretti a sottostare alla condizione di pace imposta dai Romani - erano in procinto di ribellarsi. Tuttavia, giunse a Roma una delegazione cartaginese ad impetrare la pace.
Durante l'anno del consolato di T. M. Torquato e C. A. Bulco, si riport? il trionfo sui Sardi. Dopo aver riportato la pace in tutti i territori (in rivolta), i Romani (per lungo tempo) non dovettero affrontare [lett. non ebbero] alcuna guerra, circostanza che s'era verificata [quod? contigerat] una sola volta dalla fondazione di Roma, ovvero durante il regno di Numa Pompilio.


III

M. Bruto, fattosi interprete della volont? del popolo romano, congiur? contro Cesare. Il giorno prima dell'uccisione di Cesare, Porcia - moglie di Bruto - (ch'era) a conoscenza del progetto (di congiura), si fece portare un tagliaunghie [cultrum tonsorium], con la scusa di [quasi] volersi limare (appunto) le unghie; ma il tagliaunghie le scivol?, guarda caso [forte], di mano, ed ella si fer?. Attirato dalle grida delle ancelle, Bruto [ille] entr? di corsa nella stanza della moglie e, visto l'accaduto, prese a rimproverarla, perch? ella aveva voluto sostituirsi al barbiere [tagliava, all'epoca, anche le unghie].
Fatti uscire i servi, Porcia gli controbatt?: "Caro il mio Bruto, non inavvertitamente, ma appositamente [non casu sed de industria] mi sono ferita: volevo [perf. latino - imperf. Italiano; narrazione compiuta] infatti provare se avrei il coraggio [satisne animi esset mihi] di uccidermi, allorquando la mia fortuna cambiasse [staffilata al tradimento di Bruto nei confronti di Cesare]".
Si tramanda che Bruto, incassate queste parole, alz? mani ed occhi al cielo, esclamando: "Ah, possa [suppongo "possim"] io essere un marito all'altezza [dignu, regge abl.] di una tal consorte"!.

Trad. Bukowski
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