Data:
31/01/2003 3.00.42
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Porca miseria, non semplice!
In onore di questo capolavoro sui principi matematici della filosofia naturale, scritto dall'illustrissimo ingegno di Isaac Newton, orgoglio supremo del nostro tempo e del nostro popolo.
Dunque, ecco svelati [lett. en tibi, ecco a te] il disegno [norma] del cielo, l'intimo equilibrio [libramina] della divina materia, il calcolo divino [lett. di Giove], le leggi (matematiche) che il Creatore dell'universo, al momento della creazione, segu? [noluit violare: non volle infrangere], e che anzi pose [loc'rit = locaverit] a fondamento della sua opera. I misteri del cielo sono stati violati, e la forza che governa le sfere pi? lontane non ? pi? un enigma. Il Sole, assiso sul suo trono, attira a s? ogni cosa, per mezzo di una ripida inclinazione [suppongo faccia riferimento all'inclinazione tra il piano dell'orbita di un corpo celeste ed il piano del cielo], e non permette che i pianeti seguano un tragitto lineare e indefinito attraverso il vuoto dell'universo, bens? costringe ogni pianeta ad avere un'orbita fissa [inmotis gyris], di cui lui funge da centro. I tracciati delle comete, (un tempo) fonte di terrore, hanno oramai spiegazione razionale [iam patet; (il tragitto?) oramai ? chiaro, evidente (alla ragione)]; non guardiamo pi? a bocca aperta ( = come degli stupidi) i fenomeni della cometa [lett. "astri barbati", dell'astro sfilacciato, "con la barba", ovvero, con la scia]. Infine, ci ? chiaro il perch? dell'aberrazione [oramai il vocabolo mi ? diventato familiare :)] dell'argentea luna [Febe, Diana; lett. perch?? non avanza "con passi regolari"], ovvero perch? non si lasci imbrigliare dai calcoli astronomici [lett.: perch? sottomessa a nessun astronomo, ricusi le briglie (= le forzature) dei numeri]. Conosciamo il perch? dell'alternarsi delle stagioni [lett. perch? i nodi (i 4 punti del cielo dove cominciano le stagioni) ritornino] e dello scorrere degli apogei [auges; = lo scorrere dei giorni]. Ci ? chiara, inoltre, la legge che regola il flusso alterno delle maree [traduco liberamente, ma il testo ? chiaro; "ulvam" sta per alghe; propr. erba palustre], che scopre talora banchi di sabbia [arenas] di cui gli esperti marinai hanno imparato a diffidare. Quegli (interrogativi) che tante volte hanno fatto arrovellare [torsere = torserunt - torqueo] le menti degli antichi sapienti, e quelle (questioni) che spingono le scuole (di pensiero) a fronteggiarsi in dibattiti tanto infuocati quanto sterili [frustra rauco certamine], ora ci appaiono ovviet?: la scienza ha tolto il velo (ai nostri occhi): l'errore non copre pi? le nostre menti, rendendole dubbiose: l'acutezza dell'ingegno ci ha fatto volare [concessit queis (=quibus) sublimis] fino alle dimore celesti [domos superum (degli d?i)] e procedere [propr. arrampicare] lungo gl'ignoti [lett. ardui, difficili] sentieri del cielo. E dunque, elevate lo sguardo, o mortali; non curate le cose terrene! Imparate a conoscere la potenza della mente: essa ha dimora celeste, del tutto lontana da un'esistenza gregaria. Colui il quale prescrisse, con leggi scritte, di punire omicidi, furti, adulterii e tradimenti [crimina fraudis perjurae]; ovvero, colui che diede dimora fissa, fondando citt? munite di mura, ai popoli (un tempo) nomadi [vagis], (ebbene) costui ? stato il Fondatore (della civilt?). E ancora: chi ha reso felice l'umanit? col dono di Cerere [= il fuoco]; chi spremette dall'uva il rimedio agli affanni [= il vino]; o chi insegn? a scrivere ["consociare sonos pictos" (associare suoni a segni) ed "exponere voces oculis" "mostrare suoni alla vista"], su papiri egiziani [Niliaca arundine]; ebbene costui ha risollevato, seppur di poco, il triste destino dell'uomo, giacch? provvide soltanto a sparuti conforti d'una vita fondamentalmente misera. Ma ora, (grazie a Newton) assurgiamo addirittura ai convivi divini, ci ? concesso aver confidenza [tractare] con le leggi del cielo: ci vengono dischiusi i segreti della Terra, la legge immutabile del mondo e le sue origini nascoste e remote. E allora, voi che ora spartite con gli d?i l'ambrosia, elevate un inno [celebrate camenis], insieme a me, a colui che ci ha mostrato tali prodigi: a Newton, colui il quale ha dischiuso lo scrigno della Verit?; a Newton, pupillo delle Muse. Il divino Apollo gli ? accanto, e illumina la sua mente. Mai ad alcun mortale ? stato concesso di avvicinarsi tanto agli D?i!
Trad. Bukowski
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