Data:
01/02/2003 21.19.39
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Caro Paolo, anche se odio ripetermi, mi raccomando di moderare la frequenza e la lunghezza delle richieste. Salutissimi.
7 Che in esso [nel mondo] siano impresse le fogge degli animali e di tutte le cose esistenti, e che la superficie terrestre [corpus terrenorum] - come viene sostenuto da autorevoli scrittori - non corrisponda ad un'estensione uniformemente levigata - come quella, che, ad esempio, ci ? dato di notare nelle uova dei volatili - ? chiaramente comprovato [argumentis indicatur]: infatti, dai semi di tutte cose - caduti (dal cielo) [deciduis] nel mare, soprattutto, e che generalmente si assembrano tra loro [confusis] - si generano fogge innumerevoli e prodigiose [monstrificae] - tali esse si presentano alla nostra vista [la scuola che Plinio "segue" ? quella del cosiddetto stoicismo di mezzo, dalla quale, in questo contesto particolare, mutua la concezione dei "semina rerum" (semi delle cose), del resto compresente in altre scuole ellenistiche, come quella epicurea, ad esempio; cfr. Lucrezio]: qui [alibi] (dunque si genera) la figura di un orso, l? [alibi] di un toro, l? ancora [alibi] di una lettera (dell'alfabeto), nonch? la zona celeste, di chiarore diffuso [Via Lattea?], che si estende verso il polo [verticem].
8 Io, per me, seguo terminologie unanimemente convenute [consensu gentium moveor]: ad esempio, i Greci hanno dato (all'insieme delle cose) il nome di "cosmo" [ornamenti], mentre noi l'abbiamo chiamato "mondo" (proprio) in virt? del perfetto ed assoluto ordine [elegantia] (che lo caratterizza). Il termine "cielo", invece, l'abbiamo forgiato, senza alcun dubbio, in relazione alla sua "cesellatura" [argomento caelati], come (gi?) inteso da Varrone.
9 Quest'ordine si riscontra anche nel circolo cosiddetto "signifer" [lo Zodiaco], che si divide [discripto] in ("case" corrispondenti a) 12 figure di animali, attraverso le quali il Sole segue il suo corso costante, da migliaia di anni.
10 Non trovo, altres?, da recriminare sul fatto che gli elementi (costitutivi del mondo) siano in numero di 4, e che di essi il pi? alto [nel senso di pi? leggero e pi? importante insieme] sia il fuoco, dal quale si originano le stelle, lucenti come perle [lett. illos oculos stellarum conlucentium]. Di poi, lo "spirito del mondo", che - similmente ai Greci - chiamiamo "aer": esso penetra [e quindi vivifica] tutte le cose, e vi si aggrega. (Si conviene che) [recita la trad. da te fornitami] la sua potenza - congiuntamente al quarto elemento: l'acqua - mantenga in equilibro la terra al centro dello spazio.
11 [del cui paragrafo mi fornisci gi? la traduzione] E che cos? da questa mutua stretta di energie diverse se ne produca la coesione e le sostanze leggere sono impedite da quelle pesanti dal volar via, mentre a loro volta quelle gravi vengono trattenute dal precipitare per opera di quelle leggere, le quali tendono a salire. E che dunque in grazie delle loro spinte uguali e contrarie agli elementi rimangono ciascuno al loro posto, costrettevi dalla rotazione instancabile appunto del mondo: una rivoluzione perenne, nell'ambito della quale la terra viene a trovarsi sul fondo e nel mezzo del tutto, rimanendo sospesa esattamente al centro dell'universo, garante dell'equilibrio dei corpi che la tengono in sospensione, cos? da essere sola immobile mentre attorno a lei si svolge la rotazione universale: ed ecco, per conseguenza, che la terra, tenuta insieme da tutte le cose, di tutte le cose si fa puntello.
12 Tra questa [la Terra] e il cielo si librano - (mantenute in equilibrio) dal suddetto [eodem] Spirito - sette astri, a distanza definita l'uno dall'altro, che - in virt? del loro movimento - chiamiamo "erranti": gli altri astri, infatti - ad eccezione (proprio) di essi - sono immobili [cum nulla errent minus (ad eccezione di) illis]. Di mezzo a loro, il Sole, (stella) di straordinaria grandezza e potenza, che regola non solo il procedere del tempo e della vita sulla terra, ma anche (il moto) delle suddette stelle (erranti) nonch? dell'intera sfera celeste.
13 E' bene [decet] reputare questo [il Sole, appunto] come l'elemento vivificatore [animum] - o per essere pi? chiari [planius] - "lo Spirito [mentem] dell'intero universo", il principale reggitore - addirittura divino - della natura, a tener conto del suo operato: esso, infatti, d? la luce alle cose e fuga le tenebre; (talora) oscura, (talora) illumina gli altri astri; regola l'alternarsi delle stagioni, tempera il rigore dell'inverno [lett. l'anno che rinasce], (il tutto) a vantaggio della natura. Esso, inoltre, dissipa l'inclemenza del cielo e dissipa finanche le plumbee tenebre [lett. le nuvole] che talora gravano sull'animo umano. Esso, infine, d? [feberat] la sua luce anche alle altre stelle, (essendo esso la stella) pi? luminosa, la pi? eminente, (come se avesse) lo sguardo rivolto all'intero universo, esaudendone le richieste. O, almeno, tale mi pare essere stata, a riguardo, l'opinione di Omero - lo scrittore per eccellenza.
Trad. Bukowski
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