Data:
04/02/2003 16.44.01
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Storia Augusta, Giulio Capitolino, Vita di Marco Aurelio, 28 passim, con leggere modifiche
Cos? mor? l'imperatore Marco Aurelio [lett. tale fu la morte dell'?]. Poich? [ma va bene anche la sfumatura temporale: quando ?] aveva cominciato a sentirsi male, chiam? a s? [advocavit] il figlio e, innanzitutto [primum], lo preg? di non [il costrutto ? "peto ne"; regge a/ab + abl. della persona alla quale viene rivolta la preghiera] trascurare gli scampati alla guerra. In seguito, rinunci? al cibo ed all'acqua [era tipico, in circostanze gravi, lasciarsi morire di inedia], desideroso di morire, e (cos?) lasci? aggravare la malattia. Il sesto giorno, fatti chiamare i suoi amici intimi, e scherzando (con loro) dei beni e delle vicende [res] degli uomini [tipico atteggiamento stoico, qual appunto M. Aurelio era, quello di ironizzare sulle umane preoccupazioni], mostrando disprezzo altres? per la morte, si rivolse loro, dicendo: "Perch? piangete [suppongo "fletis"] per me, e non pensate [= non provvedete a debellare] piuttosto alla peste ed alla morte che sta decimando l'intera popolazione [lett. alla comune morte; proprio di peste si era ammalato l'imperatore]?". Quando quelli fecero mostra [vellent, vollero] di congedarsi [recedere], (Aurelio) disse, in tono lamentoso [ingemiscens]: "Visto che oramai vi congedate da me, vi auguro di star bene: e ve lo dice uno che vi sta precedendo (nella morte) [lett. e ve lo dico io che vi sto?]". Quando gli venne chiesto a chi avrebbe affidato il figlio, rispose: "(Lo affider?) a voi, se (di voi) sar? stato degno, ed agli d?i immorali". L'esercito, ricevuta notizia del cattivo stato di salute (dell'imperatore), provava molta compassione per lui [costr. impersonale di "misereor"], poich? lo amava e stimava davvero tanto [unice, lett. in modo particolare]. Al settimo giorno, (Aurelio) s'aggrav? e ricevette solo il figlio: (tuttavia) lo conged? subito, per non contagiarlo [ne in eum morbus transiret]. Congedato il figlio, si copr? il capo, quasi volesse (cercare di) prender sonno; ma, durante la notte, spir? [suppongo "efflavit"].
Trad. Bukowski
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