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bukowski
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04/02/2003 21.28.39
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Plinio il Giovane, Lettere, VI, 20 passim
audires ululatus feminarum, infantum quiritatus, clamores virorum: alii parentes, alii liberos, alii coniuges vocibus requirebant, vocibus noscitabant; hi suum casum, illi suorum miserabantur; erant, qui metu mortis mortem precarentur; multi ad deos manus tollere, plures nusquam iam deos ullos aeternamque illam et novissimam noctem mundo interpretabantur. nec defuerunt, qui fictis mentitisque terroribus vera pericula augerent. aderant, qui Miseni illud ruisse, illud ardere falso, sed credentibus nuntiabant. paulum reluxit, quod non dies nobis, sed adventatis ignis indicium videbatur. et ignis quidem longius substitit, tenebrae rursus, cinis rursus multus et gravis. hunc identidem adsurgentes excutiebamus; operti alioqui atque etiam oblisi pondere essemus. possem gloriari non gemitum mihi, non vocem parum fortem in tantis periculis excidisse, nisi me cum omnibus, omnia mecum perire misero, magno tamen mortalitatis solacio credidissem.
Avresti udito i gemiti delle donne, le urla dei bambini, le grida dei mariti; gli uni cercavano a gran voce i padri; gli altri i figlioli; gli altri i consorti; chi commiserava la propria sorte; chi quella dei suoi. Vi erano di coloro che, per timore della morte, la invocavano. Molti supplicavano gli dei; molti ritenevano che non ve ne fossero pi? e che quella notte dovesse essere l'ultima notte del mondo. N? mancavano quelli che con immaginari e bugiardi spaventi accrescevano i veri pericoli. Vi erano di quelli che, bugiardi, ma creduti, dicevano di venire da Miseno e che esso era una rovina e (completamente) incendiato. Fece un po' di chiaro; n? questo ci sembrava giorno, ma piuttosto la luce del fuoco che si avvicinava. Se non che il fuoco si arrest? pi? lontano; nuova oscurit? e nuovo nembo di fitta cenere; noi ci alzavamo a tratti per toglierla di dosso; altrimenti ne saremmo stati se non coperti schiacciati. Potrei gloriarmi che in tante calamit? non mi sia uscito un lamento, n? una parola men che virile, se non avessi trovato gran conforto alla morte il credere che in quel momento con me periva tutto il mondo.
Fonte: http://www.mclink.it/edu/ruiz/vesuvio...
Plinio il Giovane, Lettere, VI, 21 passim
(1) Sum ex iis qui mirer antiquos, non tamen - ut quidam - temporum nostrorum ingenia despicio. Neque enim quasi lassa et effeta natura nihil iam laudabile parit. (2) Atque adeo nuper audivi Vergilium Romanum paucis legentem comoediam ad exemplar veteris comoediae scriptam, tam bene ut esse quandoque possit exemplar. (3) Nescio an noris hominem, quamquam nosse debes; est enim probitate morum, ingenii elegantia, operum varietate monstrabilis. (4) Scripsit mimiambos tenuiter argute venuste, atque in hoc genere eloquentissime; nullum est enim genus quod absolutum non possit eloquentissimum dici. Scripsit comoedias Menandrum aliosque aetatis eiusdem aemulatus; licet has inter Plautinas Terentianasque numeres. (5) Nunc primum se in vetere comoedia, sed non tamquam inciperet ostendit. Non illi vis, non granditas, non subtilitas, non amaritudo, non dulcedo, non lepos defuit: ornavit virtutes, insectatus est vitia; fictis nominibus decenter, veris usus est apte.
Sono tra coloro che ammirano gli antichi, ma non disprezzo per? i talenti della nostra epoca. E non ? vero infatti che la natura, quasi fosse stanca e isterilita, non produca pi? nulla degno di lode. Proprio recentemente ascoltai Vergilio Romano che leggeva a un piccolo uditorio una commedia, cos? ben scritta sul modello dell'antica commedia, da potersi un giorno proporre a modello. Non so se tu conosca costui. Bench? dovresti conoscerlo; ? un uomo degno di nota per onest? di vita, distinzione di ingegno, variet? di opere. Scrisse dei mimi in giambi delicati, spiritosi, eloquenti e di grande efficacia per tale genere di componimenti (non v'? genere dove ci? che ? perfetto non possa dirsi efficacissimo); scrisse delle commedie emulando Menandro e gli altri scrittori di quel tempo: le potresti mettere con quelle di Plauto e di Terenzio. Ora egli si rivela per la prima volta nella commedia antica, ma non quale un principiante. Non gli mancano n? vigore, n? elevatezza, n? acume, n? sarcasmo, n? grazia, n? spirito; esalta le virt?, sferza i vizi, adoperando con gusto i nomi inventati, con tatto i veri.
Trad. L. Rusca
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