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Mittente:
bukowski
plinio il vecchio - pietre preziose   stampa
Data:
08/02/2003 0.09.48




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Plinio il Vecchio, Storia Naturale, XXXVII, 1-4

Ut nihil instituto operi desit, gemmae supersunt et in artum coacta rerum naturae maiestas, multis nulla parte mirabilior. tantum tribuunt varietati, coloribus, materia, decori, violare etiam signis, quae causa gemmarum est, quasdam nefas ducentes, aliquas vero extra pretia ulla taxationemque humanarum opum arbitrantes, ut plerisque ad summam absolutamque naturae rerum contemplationem satis sit una aliqua gemma.
Quae fuerit origo et a quibus initiis in tantum admiratio haec exarserit, diximus quadamtenus in mentione auri anulorumque. Fabulae primordium a rupe Caucasi tradunt, Promethei vinculorum interpretatione fatali, primumque saxi eius fragmentum inclusum ferro ac digito circumdatum: hoc fuisse anulum et hoc gemmam. ?

His initiis cepit auctoritas in tantum amorem elata, ut Polycrati Samio, insularum ac litorum tyranno, felicitatis suae, quam nimiam fatebatur etiam ipse qui felix erat, satis piamenti in unius gemmae voluntario damno videretur, si cum Fortunae volubilitate paria fecisset, planeque ab invidia eius abunde se redimi putaret, si hoc unum doluisset, adsiduo gaudio lassus. ergo provectus navigio in altum anulum mersit. At illum piscis, eximia magnitudine regi natus, escae vice raptum, ut faceret ostentum, in culina domino rursus Fortunae insidiantis manu reddidit. sardonychem eam gemmam fuisse constat, ostenduntque Romae, si credimus, in Concordiae delubro cornu aureo Augustae dono inclusam et novissimum prope locum praelatis multis optinentem.


Perch? nulla manchi al piano della mia opera, restano ora le gemme: la maest? della natura vi si concentra in uno spazio ristretto, e molti ritengono che in nessun altro aspetto essa sia pi? degna di ammirazione.
Si attribuisce tanto valore alla loro variet?, ai loro colori, alla loro materia, alla loro magnificenza, che inciderne alcune con figure - come ? uso - la si ritiene addirittura un'empiet?; altre poi sono considerate al di l? di ogni prezzo e della valutazione delle ricchezze umane, tanto che a molti basta, per una contemplazione suprema e assoluta della natura, una sola gemma qualunque.
Quale sia stata la loro origine e l'inizio dell'attuale sfrenata passione, lo abbiamo in parte detto menzionando l'oro e gli anelli.
Le leggende ne riconducono l'origine alla rupe del Caucaso, secondo la fatale interpretazione delle catene di Prometeo: per la prima volta un frammento di questa roccia sarebbe stato incastonato nel ferro e infilato al dito: l'uno sarebbe stato il primo anello, l'altro la prima gemma.

Di qui ebbe inizio la voga delle pietre preziose; e crescendo divent? una tale passione che Policrate di Samo, sovrano di isole e coste, per espiare quella prosperit? che egli stesso, nel suo successo, riconosceva eccessiva, consider? un sacrificio sufficiente la perdita volontaria di una sola gemma, se avesse pareggiato in tale modo i conti con la volubilit? della fortuna; e ritenne in tutta certezza di riscattarsi pienamente dall'invidia della dea soffrendo quest'unico dolore, lui che era spossato da felicit? ininterrotta.
Si fece dunque portare al largo su una barca e gett? l'anello nelle profondit? del mare.
Ma un pesce, che per la sua straordinaria grandezza era destinato a un re, lo afferr? come se fosse un'esca - questo ? il prodigio - lo restitu? nella cucina al suo proprietario, in virt? di un intervento della Fortuna sempre in agguato.
Risulta che quella gemma fosse una sardonice, e, se crediamo a quel che si dice, ? in mostra a Roma, nel tempio della Concordia, incastonata in un corno d'oro, dono dell'imperatrice; e occupa quasi l'ultimo posto tra le tante altre gemme che le sono preferite.

Fonte: http://www.arigio.it/tedesco/natura.asp
  plinio il vecchio - pietre preziose
 

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