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Mittente:
bukowski
plinio il vecchio - invenzioni dei poeti   stampa
Data:
08/02/2003 1.37.25




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Plinio il Vecchio, Storia Naturale, XXXVII, 30-51

[30] Proximum locum in deliciis, feminarum tamen adhuc tantum, sucina optinent, eandemque omnia haec quam gemmae auctoritatem; [...]; in sucinis causam ne deliciae quidem adhuc excogitare potuerint. [30] Il posto immediatamente seguente tra gli oggetti di lusso, anche se finora solo per le donne, ? occupato dall'ambra. Tutti questi materiali godono lo stesso prestigio delle gemme: [...] ma quanto all'ambra, nemmeno il lusso ? ancora riuscito a escogitare una ragione per il suo uso.

[31] Occasio est vanitatis Graecorum detegendae: legentes modo aequo perpetiantur animo, cum hoc quoque intersit vitae scire, non quidquid illi prodidere mirandum. Pha?thontis fulmine icti sororers luctu mutatas in arbores populos lacrimis electrum omnibus annis fundere. Iuxta Eridanum amnem, quem Padum vocavimus, electrum apellatum, quoniam sol vocitatus sit Elector, plurimi po?tae dixere primique, ut arbitror, Aeschylus, Philoxenus, Euripides, Nicander, Satyrus. Quod esse falsum Italiae testimonio patet. [31] Qui si offre l'occasione di svelare le menzogne dei Greci; che i miei lettori abbiano solo l'animo di pazientare, perch? anche questo ? importante sapere per la nostra condotta: non tutto ci? che essi hanno raccontato merita ammirazione. La storia di come, quando Fetonte fu colpito dal fulmine, le sue sorelle per il dolore furono trasformate in pioppi, e di come, tutti gli anni, sulle rive del fiume Eridano, che noi chiamiamo Po, esse facciano sgorgare lacrime d'ambra [electrum], chiamata cos? perch? il Sole era comunemente detto "il Brillante" [Elector]; questa storia l'hanno raccontata tanti poeti, e per primi, credo, Eschilo, Filosseno, Euripide, Nicandro, Satiro. E che sia una falsit? ? evidente dalla testimonianza dell'Italia.

[32] Digentiores eorum Electridas insulas in mari Hadriatico esse dixerunt, ad quas delaberetur Pado. Qua appellatione nullas umquam ibi fuisse certum est, nec vero ullas ita positas esse, in quas quidquam cursu Padi devehi possit. Nam quod Aeschylus in Iberia, hoc est in Hispania, Eridanum esse dixit eundemque appellari Rhodanum, Euripides rurusus et Apollonius in Hadriatico litore confluere Rhodanum et Padum, faciliorem veniam facit ignorati sucini in tanta ignorantia orbis. [32] Tra gli scrittori greci, quelli che volevano essere pi? precisi hanno detto che ci sono, nel mare Adriatico, certe isole Elettridi alle quali l'ambra arriva trasportata dal Po. E' certo che non ci furono mai in quei luoghi isole con questa denominazione, n? situate in posizione tale che una cosa, quale che fosse, potesse esservi trasportata dal corso del Po. In effetti, se Eschilo dice che l'Eridano si trova in Iberia, cio? in Spagna, e che esso si chiama Rodano, e ancora se Euripide e Apollonio fanno confluire il Rodano e il Po sulla costa dell'Adriatico, una tale ignoranza della geografia rende pi? scusabile la loro ignoranza dell'ambra.

[33] Modestiores, sed aeque falsum, prodidere in extremis Hadriatici sinus inviis rupibus arbores stare quae canis ortu hanc effunderent cummim. Theophrastus effodi in Liguria dixit, Chares vero Pha?tontem in Aethiopia Hammonis obiisse, ibi et delubrium eius esse atque oraculum electrumque gigni. Philemon fossile esse et in Scythia erui duobus locis, candidum atque cerei coloris quod vocaretur electrum, in alio fulvom quod appellaretur sualiternicum. [33] Scrittori pi? misurati - ma la cosa non ? meno falsa - hanno invece riferito che nella parte pi? profonda del golfo Adriatico, su rocce inaccessibili, si ergono alberi che, al sorgere del Cane, secernono questa gomma. Teofrasto ha detto che l'ambra ? estratta dalla terra in Liguria; Carete, invece, che Fetonte mor? in Etiopia "nell'isola di Ammone", e che l? c'? anche il suo tempio con l'oracolo, e che vi si genera l'ambra. Secondo Filemone ? un fossile, e si estrae in due localit? della Scizia: bianco e del colore della cera, quello chiamato "elettro"; nell'altra localit? quello rossiccio, chiamato sualternico.

[34] Demostratus lyncurium vocat et fieri ex urina lyncum bestiarum, e maribus fulvom et igneum, e feminis languidius atqe candidum. Alios id dicere langurium et esse in Italia bestias langurios. Zenothemis langas vocat easdem et circa Padum iis vitam adsignat, Sudines arborem quae gignat in Liguria vocari lynca. In eadem sententia et Metrodorus fuit. [34] Demostrato la chiama lincurio e dice che si forma dall'urina delle linci, dei maschi quando ? rossiccia e color fuoco, delle femmine quando ? pi? sbiadita e bianca; riferisce poi che altri la chiamano languorio, e che ci sono in Italia animali detti languri. Zenotemide chiama gli stessi animali langhe e li fa vivere in prossimit? del Po; Sudine dice che un albero che produce ambra in Liguria si chiama Lince.

[35] Sotacus credidit in Britannia petris effluere quas electridas vocavit, Pytheas Gutonibus Germaniae gente adcoli aestuarium Metonomon nomine ab oceano spatio stadiorum sex millium, ab hoc diei navigatione abesse insulam Abalum, illo per ver fluctibus advehi et esse concreti maris purgamentum, incolas pro ligno ad ignem uti eo proximisque Teutonis venedere. [35] Della stessa opinione fu anche Metrodoro. Sotaco ha creduto che in Britannia l'ambra stilli da pietre, che egli ha chiamato elettridi; secondo Pitea i Guioni, popolazione della Germania, abitavano le sponde di un estuario dell'Oceano di nome Metuonide per un'estensione di 6000 stadi; a un giorno di navigazione si trovava l'isola di Abalo, dove, egli afferma, durante la primavera l'ambra era trasportata dalle correnti, ed era una secrezione del mare congelato; gli abitanti se ne servivano come legna per il fuoco e la vendevano ai vicini Teutoni.

[36] Huic et Timaeus credidit, sed insulam Basiliam vocavit. Philemon negavit flammam ab electro reddi. Nicias solis radiorum sucum intellegi voluit. Hos circa occasum vehementiores in terram actos pinguem sudorem in ea relinquere oceani, deinde aestibus in Germanorum litora eici. In Aegypto nasci simili modo et vocari sacal, item in India gratiusque et pro ture esse Indis. [36] La sua opinione ? condivisa anche da Timeo, che per? ha chiamato l'isola Basilia. Filemone ha negato che dall'ambra si produca la fiamma. Nicia ha voluto spiegarla come una secrezione dei raggi del sole: quando al tramonto questi sono diretti sulla terra in modo pi? violento, lascerebbero in essa un umore denso che poi dai flutti dell'Oceano sarebbe spinto sulle coste della Germania. In modo simile si genererebbe in Egitto, dove il suo nome ? sacal, e cos? ancora in India, dove gli Indiani la preferiscono all'incenso e la utilizzano al suo posto;

[37] In Syria quoque feminas verticillos inde facere et vocari harpaga, quia folia paleasque et vestium fimbrias rapiat. Theochrestus oceano id exaestuante ad Pyrenaei promontoria eici, quod et Xenocrates credidit. Qui de his nuperrime scripsit vivitque adhuc Asarubus tradit iuxta Atlanticum mare esse lacum Cephisida quem Mauri vocent Electrum. Hunc sole excalfactum e limo reddere electrum fluitans. [37] e anche in Siria, dove le donne ne farebbero fusaiole e la chiamerebbero harpax, perch? attrae foglie, paglie e frange di vestiti. Teocresto ritiene che l'ambra ? rigettata dall'Oceano in tempesta sui promontori pirenaici, idea condivisa anche da Senocrate, che ha scritto su ci? molto di recente e che ? ancora in vita. Asaruba racconta che in prossimit? dell'Atlantico c'? il lago Cefiside, che i Mauri chiamano Elettro: riscaldato dal sole, esso dal limo fa sorgere ambra che galleggia sull'acqua.

[38] Mnaseas Africae locum Sicyonem appellat et Crathin amnem in oceanum effluenetem e lacu, in quo avis, quas meleagridas et penelopas vocat, vivere. Ibi nasci ratione eadem qua supra dictum est. Theomenes Syrtim iuxta magnam hortum Hesperidon esse et stagnum Electrum, ibi arbores populos quarum e cacuminibus in stagnum cadet, colligi autem ab virginibus Hesperidum. [38] Mnasea parla di un luogo dell'Africa chiamato Sicione e di un fiume Crati [scil. Sebu], che da un lago defluisce nell'Oceano, dove vivono uccelli che egli chiama meleagridi e penelopi: l? l'ambra si produrrebbe allo stesso modo che si ? detto sopra. Secondo Teomene presso la grande Sirte c'? il giardino delle Esperidi e lo stagno Elettro, dove sorgono i pioppi dalle cui cime l'ambra cade nello stagno; ed ? raccolta dalle figlie delle Esperidi.

[39] Ctesias in Indis flumen esse Hypobarum, quo vocabulo significetur omnia bona eum ferre, fluere a septentrione in exortivum oceanum iuxta montem silvestrem arboribus electrum ferentibus. Arbores eas siptachoras vocari, qua appellatione significetur praedulcis suavitas. Mithridates in Carmaniae litoribus insulam esse, quam vocari Seritam, cedri genere silvosam, inde defluere in petras. [39] Secondo Ctesia c'? in India un fiume Ipobaro, un nome che significa "portatore di tutti i beni"; scorre da settentrione nell'Oceano orientale presso un monte boscoso i cui alberi producono ambra; quegli alberi sono chiamati psittacore, che vuol dire "di dolcissima soavit?". Secondo Mitridate presso le coste della Carmania [scil. Kerman] c'? un'isola, chiamata Serita, folta di un tipo di cedro dal quale l'ambra cade sulle rocce.

[40] Xenocrates non sucinum tantum in Italia verum etiam thyeum vocari, a Scythis vero sacrium, quoniam et ibi nascatur, alios putare in Numidia gigni. Super omnes est Sophocles poeta tragicus, quod equidem miror, cum tanta gravitas ei cothurni sit, praeterea vitae fama, alias principi loco genito Athenis, et rebus gestis et exercitu ducto. Hic ultra Indiam fieri dixit e lacrimis meleagridum avium Meleagrum defluentium. [40] Secondo Senocrate l'ambra in Italia non si chiama soltanto succino, ma anche tio; e in Scizia sacrio - perch? si forma anche l?; al di l? di tutti va Sofocle, il poeta tragico, cosa che per la verit? mi stupisce, tanta ? la severit? delle sue tragedie oltre alla sua reputazione personale, dovuta alla sua nobile origine ateniese, alle sue imprese e al suo comando militare: egli ha detto che l'ambra si formava, al di l? dell'India, dalle lacrime versate dagli uccelli meleagridi in pianto per Meleagro.

[41] Quod credidisse eum aut sperasse aliis persuaderi posse quis non miretur, quemve pueritiam tam inperitam posse reperiri quae avium ploratus annuos credat lacrimasve tam grandis, avisve quae a Graecia, ubi Meleager periit, ploratum adierint Indos? Quid ergo? Non multa aeque fabulosa produnt poetae? Sed hoc in ea re quae cotidie invehatur atque abundet ac mendacium coarguat serio quemquam dixisse summa hominum contemptio est et intoleranda mendaciorum inpunitas. [41] Che egli abbia creduto ci?, o che abbia sperato di farlo credere ad altri, che potrebbe non stupirsene? Quale mente infantile cos? ingenua si pu? mai trovare, da credere che degli uccelli piangano annualmente, o che le lacrime siano cos? grandi, o che quegli uccelli dalla Grecia, dove Meleagro mor?, siano andati a piangere in India? E dunque? Non raccontano i poeti tante storie ugualmente favolose? Certo; ma che uno dica seriamente una cosa simile a proposito di una sostanza come questa, che si importa tutti i giorni ed ? cos? diffusa e smaschera quindi la menzogna, ? il massimo insulto per l'umanit? e un'intollerabile mancanza di ritegno nel mentire.

[42] Certum est gigni in insulis septentrionalis oceani et ab Germanis appellari glaesum, itaque et ab nostris ob id unam insularum Glaesariam appellatam, Germanico Caesare res ibi gerente classibus, Austeraviam a barbaris dictam. Nascitur autem defluente medulla pinei generis arboribus, ut cummis in cerasis, resina in pinis. Erumpit umoris abundantia, densatur rigore vel tempore aut mari, cim ipse intumescens aestus rapuit ex insulis, certe in litora expellitur ita volubile ut pendere videatur atque non sidere in vado. [42] E' certo che l'ambra si genera nelle isole dell'Oceano settentrionale e che dai Germani ? chiamata gleso, ed ? perci? che anche i nostri compatrioti hanno chiamato Glesaria una di queste isole, quando Germanico Cesare conduceva col? operazioni con la flotta; i barbari la chiamano Austeravia. Si forma, l'ambra, dal midollo che fuoriesce da un tipo di pino, come la gomma nei ciliegi o la resina nei pini fuoriesce per eccesso di liquido. Si solidifica per il gelo o per le condizioni atmosferiche o per effetto del mare, quando le onde agitandosi la strappano dalle isole. Allora, come che sia, ? rigettata sulle rive, ed ? trasportata cos? facilmente che sembra restare sospesa e non calare a fondo.

[43] Arboris sucum esse etiam prisci nostri credidere, ob id sucinum appellantes. Pinei autem generis arboris esse indicio est pineus in adtritu odor et quod accensum taedae modo ac nidore flagrat. Adfertur a Germanis in Pannoniam maxume provinciam, et inde Veneti primum, quos Enetos Graeci vocaverunt, famam rei fecere proxumique Pannoniae et agentes circa mare Hadriaticum. [43] Che si trattasse del succo di un albero lo credettero anche i nostri antenati, che perci? la chiamarono succino. Che poi l'albero sia un tipo di pino lo indica l'odore di pino che l'ambra produce se la si strofina e il fatto che, ad accenderla, brucia allo stesso modo e con le esalazioni di una torcia resinosa. I Germani la portarono soprattutto dalla provincia di Pannonia e di l? per primi i Veneti, che i Greci hanno chiamato Eneti, ne diffusero la fama, vicini com'erano alla Pannonia e vivendo attorno al mare Adriatico.

[44] Pado vero adnexa fabula est evidente causa, hodieque Transpadanorum agrestibus feminis monilium vice sucina gestantibus, maxume decoris gratia, sed et medicinae, creditur quippe tonsillis resistere et faucium vitiis, vario genere aquarum iuxta Alpis infestante guttura hominum. [44] La storia ? certo associata al Po per una ragione evidente: ancora oggi le contadine transpadane portano oggetti d'ambra a mo' di monili, soprattutto per ornamento, ma anche per le sue propriet? medicinali; si crede infatti che l'ambra sia efficace contro le tonsilliti e le malattie della gola, perch? la natura delle acque in prossimit? delle Alpi provoca infezioni di vario tipo alla gola degli uomini.

[45] Sexcentis M pass. fere a Carnunto Pannoniae abesse litus id Germaniae ex quo invehitur percognitum nuper. Vivitque eques Romanus ad id comparandum missus ab Iuliano curante gladiatorum munus Neronis principis, qui et commercia ea et litora peragravit, tanta copia invecta ut retia coercendis feris podium protegentia sucinis nodarentur, arma vero et libitina totusque unius diei adparatus [in variatione pompae singulorum dierum] esset e sucino. [45] La distanza da Carnunto, in Pannonia, alle coste della Germania, da dove si importa l'ambra, ? di circa 600 miglia: il fatto ? stato accertato da poco, ed ? ancora vivo il cavaliere romano inviato a procurarsela da Giuliano, quando questi fu incaricato di curare lo spettacolo di gladiatori dato dall'imperatore Nerone. Egli attravers? i mercati e le coste e ne riport? una quantit? cos? grande che le reti protettive che tenevano lontane le fiere dal podio erano annodate con pezzi d'ambra, e inoltre le armi e le barelle e tutto l'apparato di ciascun giorno (dal momento che lo sfarzoso allestimento ogni giorno cambiava) erano ornati d'ambra.

[46] Maximum pondus is glaebae attulit XIII librarum. Nasci et in India certum est. Archelaus qui regnavit in Cappadocia illinc pineo cortice inhaerente tradit advehi rude polirique adipe suis lactentis incoctum. Liquidum id primo destillare argumento sunt quaedam intus tralucentia, ut formicae culicesque et lacertae, quae adhaesisse musteo non est dubium [et] inclusa durescente [eodem remansisse]. [46] Il blocco maggiore che egli riport? era del peso di 13 libbre. E' certo che se ne forma anche in India. Archelao, che fu re di Cappadocia, racconta che si importa di l? allo stato grezzo, con la corteccia di pino ancora aderente, e che si leviga bollendola nel grasso del maiale da latte. Che l'ambra stilli in origine come liquido lo provano alcuni copri che si vedono all'interno in trasparenza, come formiche zanzare e lucertole, che evidentemente si sono attaccati alla sostanza fresca e poi ne sono rimasti prigionieri quando si ? solidificata.

[47] Genera eius plura [sunt. Ex iis] candida odoris praestantissimi. Sed nec his nec cerinis pretium. Fulvis maior auctoritas. Ex iis etiamnum amplior tralucentibus, praeterquan si nimio ardore flagrent, imaginem igneam in [iis] esse, non ignem, placet. Summa laus Falernis a vini colore dictis, molli fulgore perspicuis. In quibus et decocti mellis lenitas placeat. [47] Le variet? di ambra sono numerose. Di esse la bianca ha l'odore migliore, ma n? essa n? quella color cera ha pregio; la rossiccia ? pi? pregiata, e pi? ancora se trasparente, purch? la luminosit? non sia eccessiva: ci? che in essa piace ? un'immagine del fuoco, non il fuoco vero e proprio. La variet? pi? stimata ? il Falerno, detta cos? dal colore del vino: ? trasparente nella sua dolce luminosit?, e in essa si apprezza anche la morbida tinta del miele cotto.

[48] Verum hoc quoque notum fieri oportet, quocumque modo libeat tingui haedorum sebo et anchusae radice, quippe iam et conchylio inficiuntur. Ceterum attritu digitorum accepta caloris anima trahunt in se paleas et folia arida et philyras ut magnes lapis ferrum. Ramenta quoque eius oleo addito flagrant dilucidius diutusque quam lini medulla. [48] Ma anche questo bisogna che si sappia, che l'ambra si tinge in qualunque colore si voglia, col sego dei capretti e la radice della borragine; ora anzi si tinge anche con la porpora. D'altra parte, quando lo sfregamento delle dita introduce in essa un soffio di calore, l'ambra attrae a s? paglie, foglie secche e fili di tiglio, come la pietra magnetica il ferro. Inoltre i trucioli d'ambra bagnati nell'olio bruciano pi? luminosi e pi? a lungo che il midollo del lino.

[49] Taxatio in deliciis tanta ut hominis quamvis parva effigies vivorum hominum vigentiumque pretia exsuperet, prorsus ut castigatio una non sit satis. [...] In omnibus denique aliis vitiis aut ostentatio aut usus placet, in sucinis sola deliciarum conscientia. [49] La sua valutazione tra gli oggetti di lusso ? cos? alta che una statuetta d'uomo in ambra, per quanto piccola, supera il costo di uomini viventi e in forze; sicch? non basta certo un solo biasimo: [...] insomma, in tutti gli altri oggetti preziosi per i quali abbiamo un debole ci piace o il metterli in mostra o l'uso pratico, negli oggetti d'ambra solo la consapevolezza del lusso.

[50] Domitius Nero in ceteris viate suae portentis capillos quoque Poppaeae coniugis suae in hoc nomen adoptaverat quodam etiam carmine sucinos appellando. Quoniam nullis vitiis desunt pretiosa nomina, ex eo tertius hic quidam colos coepit expeti matronis. Usus tamen aliquis sucinorum invenitur in medicina, sed non ob hoc feminis placent. [50] Tra le altre bizzarrie della sua vita. Domizio Nerone aveva adottato questo nome perfino per i capelli di sia moglie Poppea, chiamandoli anche in un suo poema ambrati, giacch? non mancano mai nomi ricercati per designare i difetti; da allora, le signore hanno cominciato a volere questa specie di terzo colore per i loro capelli. Un qualche uso dell'ambra si trova tuttavia in medicina, ma non ? per questo che essa piace alle donne; ? di giovamento ai bambini che la portano a mo' di amuleto.

[51] Infantibus adalligari amuleti ratione prodest. Callistratus prodesse etiam cuicumque aetati contra lymphationes tradit et urinae difficultatibus potum adalligatumque. Hic et differentiam novam attulit appellando chryselectrum, quod sit coloris aurei et matutino gratissimi adspectus, rapacissimum ignium, si iuxta fuerint, celerrime ardescens. Hoc collo adalligatum mederi febribus et morbis, tritum cum melle ac rosaceo aurium vitiis et, si cum melle Attico teratur, oculorum quoque obscuritati. Stomachi etiam vitiis vel per se farina eius sumpta vel cum mastiche pota ex aqua. Sucina et gemmis quae sunt tralucidae adulterandis magnum habent locum, maxume amethystis, cum tamen omni, ut diximus, colore tinguantur. [51] Callistrato dice che, ingerita liquida o portata come amuleto, ? utile, a ogni et?, anche contro gli attacchi di delirio e la stranguria. Egli ha anche introdotto una nuova variet? definendo criselettro un tipo d'ambra che ? del colore dell'oro e la mattina ha un aspetto delizioso, ma che, se c'? un fuoco vicino, vi si attacca immediatamente e brucia in un attimo. Portata al collo come amuleto quest'ambra curerebbe le febbri e le malattie; tritata invece e mescolata al miele e olio di rose sarebbe un rimedio contro le malattie delle orecchie e, se tritata con miele dell'Attica, anche contro l'oscuramento della vista, e ancora contro le malattie dello stomaco, sia presa da sola in polvere sia bevuta in acqua con mastice. L'ambra ha un ruolo importante anche nella creazione delle false gemme trasparenti, in particolare delle ametiste, anche se, come abbiamo detto, la si tinge in tutti i colori.

Fonte: http://amberweb.cilea.it/cgi-bin/ambr...
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