Data:
23/02/2003 17.56.23
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Caro Paolo, stavolta avrei da chiedere un favore io a te. Vista la tua passione, saresti in grado di tracciare un profilo storico dell'evoluzione della tecnica e della scienza in epoca romana, casomai con un approfondimento proprio sull'aspetto astronomico? Mi piacerebbe integrare un qualcosa di simile al mio Progetto e - date le tue richieste, molto mirate - suppongo tu sia particolarmente ferrato su questo argomento. Fammi sapere in privato.
Ecco la tua trad.:
L'involucro atmosferico s'estende dalla Luna alla Terra: quanto pi? ? vicina alla Terra, tanto pi? l'aria ? umida e densa; mentre, quanto pi? se ne allontana, tanto pi? risulta essere secca e limpida e "lucente"; in effetti, l'aria - sottoposta al Sole - da esso riceve luce e calore; ma, dato che il Sole non oltrepassa mai i limiti segnati dalla zona torrida, c'? da dire ch'esso riscalda piuttosto quella porzione atmosferica che gli ? prossima, mentre lascia prive del suo calore le zone atmosferiche rispetto ad esso pi? distanti. Le porzioni atmosferiche intermedie, infine, risultano in un settore temperate, nell'altro no. Insomma, nell'involucro atmosferico ? dato localizzare 5 fasce - dette dagli antichi "zone" - che sono in vero "sublunari", a dispetto di quanto alcuni siano disposti a credere. La sfera terrestre ?, ovviamente, immobile, in quanto in essa non si verifica alcuna "perturbazione". Si potrebbe obiettare: "visto che l'elemento costitutivo ? l'etere - altrimenti detto 'elemento igneo' - e che gli stessi astri hanno costituzione ignea, donde si spiega il freddo?". In realt?, questa obiezione - inesatta - ? indotta dalle forvianti affermazioni dei fisiologi [philosophorum, propr. filosofi], in base alle quali il cielo si suddividerebbe in cinque zone; prendiamo ad esempio Virgilio: "Cinque zone segnano il cielo", scrive [Georgiche] [in realt?, come spiegato appena dopo, la confusione consiste nell'assimilare il "cielo" all' "aria/atmosfera"]. Posso addurre, a confutazione di ci?, due argomentazioni: 1 spesso si confonde "aria/atmosfera" con "cielo", ragion per cui, ad esempio, si dice "uccelli del cielo". 2 dato che le 5 zone dell'etere si trovano in corrispondenza delle 5 sottostanti zone atmosferiche, generalmente si ? portati a trasferire il nome e la caratteristica della zona atmosferica sottostante alla corrispondente zona dell'etere, per cui si dicono "fredda" [ovvero "invernale"] e "torrida" [ovvero "estiva"] le zone dell'etere in corrispondenza rispettivamente della zona "fredda" e "torrida" dell'atmosfera, senza che nell'etere, ovviamente, sia presente alcunch? di freddo o di caldo, data la sua composizione rarefatta [subtilis] e, come tale, incombustibile, a meno che non si mescoli all'elemento umido e denso. Alle 5 zone atmosferiche corrispondono altrettante zone climatiche sulla terra, dalle prime direttamente influenzate. Passo quindi a trattare dell'atmosfera propriamente "terrestre", mostrando caratteristiche ed origini delle sue variet?, cominciando dal fenomeno della pioggia, comune a tutte le stagioni.
[...]
Caratteristico ? il fenomeno celeste delle "stelle cadenti": in realt?, esse "non cadono". Essendo, del resto, di natura ignea, esse rimangono "relegate" nella zona che loro compete, ovvero quella dell'etere, appunto. Inoltre, essendo piuttosto grandi - per quanto, in relazione alla distanza, appaiano di dimensioni modeste - se qualcuna di esse cadesse sulla Terra, la coprirebbe tutta, o quasi. Per dirla in breve: queste stelle non cadono; la loro caduta ? piuttosto il prodotto di un'aberrazione visiva. In realt?, accade spesso che ad altissime quote si producano delle turbolenze - non avvertite a quote basse - a causa delle quali si generano masse incandescenti d'aria in movimento [nei testi antichi, si possono riscontrare talune allusioni a questi "globi incandescenti", che - come immaginerai, caro Paolo - fanno oggi la felicit? degli ufologi; vd. ad es. qui: http://www.ufoitalia.net/ricorrenze.htm ] Quando il fenomeno d'incandescenza si verifica in prossimit? di un astro, la sua luminosit? c'impedisce la vista dell'astro stesso, ragion per cui si ha l'impressione che la stella sia "caduta". Si potrebbe avanzare questa obiezione: "Ma allora, come mai, dopo, la stella non la vediamo effettivamente pi??". A tale obiezione rispondo che quella stella noi continuiamo a vederla, anche se non ci rendiamo conto che si tratta proprio di essa. Mi spiego: quando la massa d'aria infuocata si sposta - come detto - verso il basso, la fascia atmosferica intermedia tra noi e la stella, essendo pi? densa, provoca un effetto di rifrangenza, che c'impedisce la vista della stella suddetta; bisogna inoltre tener conto che la stella, nel frattempo, s'? spostata, in relazione alla traslazione del firmamento verso occidente, tal che, quando riappare alla vista, noi la scambiamo per un'altra stella, dato che non occupa pi? la posizione originaria.
A riguardo, poi, della cometa, che appare all'avvento del Nuovo Regno, la mia opinione ? la seguente: [1] non ? una stella, n? tantomeno una stella fissa; [2] non ? un pianeta. Che non sia una stessa fissa ? banalmente comprovato dal fatto che ne viene percepito il movimento. Che non sia un pianeta ? comprovato dal fatto ch'essa spesso appare al di l? o al di qua dello Zodiaco, e non rispetta il caratteristico moto planetario. E ancora: se fosse una stella, si troverebbe in qualche emisfero: ebbene, d'un emisfero, rispetto alle altre stelle ivi contenute, proprio questa, ch'? la pi? grande e luminosa, non si scorgerebbe? E dunque, non si tratta d'una stella, ma piuttosto di un "significante infuocato" [ovvero di un segno (di fuoco)] della volont? di Dio.
E con questo, ho concluso la mia opera di Filosofia Naturale.
Caro Paolo, un'appendice sulle comete:
----- Il pensiero scientifico nell'antichit? ? estremamente vario. La molteplicit? di scuole e correnti si riflette anche nelle diverse interpretazioni che gli antichi danno delle comete. Alcuni, come Pitagora (570-490 a.C.) e Ippocrate (IV sec. a.C.), pensavano esistesse un'unica cometa e che fosse un pianeta. Altri, come Democrito (460 c.-370 a.C.) e Anassagora, interpretavano le comete come congiunzioni tra i pianeti. E' tuttavia la concezione aristotelica a dominare la scienza occidentale per tutta la tarda antichit? fino al 1500. Secondo Aristotele (384-322 a.C.) l'universo era finito, geocentrico e suddiviso in sfere concentriche. Le prime quattro formavano il mondo sublunare, imperfetto e mutevole. Erano ordinate per natura e densit?: sfera della terra, dell'acqua, dell'aria e del fuoco. Al di l? della Luna il mondo celeste era costituito dall'etere, e i pianeti, le stelle, il Sole e Luna si muovevano su sfere cristalline, lungo perfette orbite circolari. Le comete erano fenomeni atmosferici, temporanei: esalazioni calde provenienti dalla Terra salivano fino alla sfera del fuoco e l?, per attrito, si incendiavano dando origine alle comete. Durante il Medioevo il pensiero di Aristotele venne adattato alla teologia cristiana e si impose come l'unico sistema filosofico accettabile. In questo periodo non si riscontrano nell'Europa occidentale passi avanti nella comprensione del fenomeno delle comete che diventano principalmente oggetto di superstizioni e strumento di predizioni astrologiche ----
Fonte: http://albinoni.brera.unimi.it/mostra...
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