Data:
27/02/2003 15.12.14
rispondi
al msg
nuovo
msg
cerca nel forum
torna
all'indice |
Commenti tratti da (a cura di Roberto Gazich), Properzio, Elegie, Mondadori, pag. 300 sgg.
IV, 1 Lasciata [?] per il momento da parte la poesia amorosa, Properzio affronta quei temi impegnati, che anche gli altri poeti augustei avevano cantato. Non per? l'epica lo attira, bens? un tipo di eiegia etiologico-celebrativa, vicina ai canoni della poetica callimachea: parler? di antichi miti, legati ai luoghi e ai nomi, di una Roma semplice e arcaica, quale emelge dalle leggende delle origini. Divisa simmetricamente in due sezioni (vv. 1-70 e 71-150), l'elegia introduce nella prima parte Properzio, che, come un cicerone, illustra a un ipotetico visitatore luoghi attuali e archeologia della citt?. Ma pi? problematica ? la parte che si apre col v. 71. L'indovino Horos rimprovera Properzio di tentare un'impresa superiore alle sue forze e lo invita a non uscire dai limiti della sua capacit? poetica, che ? l'elegia d'amore. Questa parte ? stata interpretata in maniera diversa e persino opposta: per alcuni interpreti Horos usa i toni oscuri e ambigui propri dei ciarlatani, quindi le sue parole non vanno prese sul serio. Per altri invece, Properzio, con il carattere composito e contraddittorio di questa eiegia, vuoi alludere al carattere dell'intero libro, che alterna alle elegie ?romane? di contenuto etiologico o celebrativo, elegie di carattere completamente diverso, persino con risvolti comici e realistici.
IV2 ? un'elegia che rappresenta una risposta operativa al programma etiologico espresso nella prima elegia: si celebra qui il dio Vertumno, la cui statua lignea solgeva in un punto di grande passaggio, dove il Vicus Tuscus s'immetteva nel Foro. Il dio stesso parla in prima persona, presenta le proprie caratteristiche e fa persino l'etimologia del proprio nome, connettendolo col verbo "vertere" (trasformare, mutare?), e cos? parla del mutare delle stagioni, che ? a lui legato, e anche del mutare dei luoghi, il che permette a Properzio di confrontare luoghi del suo tempo con l'evocazione del loro aspetto antico.
IV3 L'elegia ha forma di lettera, scritta da una donna innamorata al marito impegnato in una lontana guerra in Oriente: lo struggente rimpianto per lo sposo lontano, la desolazione per la solitudine presente, la preoccupazione per i pericoli dell'amato, confluiscono in uno sfogo accorato, pieno di pathos. La donna, chiamata con lo pseudonimo di Aretusa, sembra essere di rango elevato, e cos? l'uomo, qui chiamato Licota: si ? pensato, per una certa analogia di tono e di situazioni, che si possa trattare della Galla e del Postumo dell'elegia III 12. La forma epistolare, usata anche da Ovidio per le sue Heroides (lettere fittizie di eroine), ha posto il problema della dipendenza tra i due autori, ma forse ? pi? importante sottolineare il carattere di celebrazione dell'amore coniugale, quell'amore rinsaldato ed esaltato dal vincolo matrimoniale, che Properzio non conobbe: proprio per questo vi troviamo uno spirito genuino, e non fittizio.
IV II Con regola di alternanza, all'elegia patetica di Aretusa segue una nuova prova di poesia etiologica, quella che spiega origini di denominazioni col ricorso a miti antichi: cos? la spiegazione del nome diventa il pretesto per una narrazione. In questo caso ? la denominazione di ?Tarpeo? data a una parte del colle Capitolino: lo dichiara il primo verso, che, secondo una formula dell'epica, mette come prima parola il contenuto del poemetto. Si evoca l'antico mondo del Lazio, quando il re dei Sabini mosse guerra a Roma per vendicare il celebre ratto delle donne, e viene introdotta la vicenda di Tarpea, che trad? il suo popolo per amore del bel condottiero nemico. Nella leggenda romana Tarpea avrebbe tradito per avidit? dell'oro, ma Properzio introduce il tema amoroso, in armonia con analoghe vicende di eroine greche che tradirono per amore, come Medea, innamorata di Giasone o Arianna di Teseo. In questo modo la figura di Tarpea viene in parte riabilitata o, quanto meno, viene attirata su di lei una certa simpatia del lettore. Tanto pi? che la parte pi? notevole dell'elegia ? costituita da un lungo doloroso lamento notturno, ripresa e archetipo delle effusioni lunari di tante eroine infelici della tradizione.
Commenti tratti da (a cura di Roberto Gazich), Properzio, Elegie, Mondadori, pag. 300 sgg.
|