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Mittente:
bukowski
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Re: 2 versioni!!
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Data:
17/03/2003 1.32.27
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La prima ? la traduzione da Gerolamo. Paradossalmente, ho il testo tradotto, ma non l'originale. Se anzi fossi cos? gentile da postarmi il tuo, di originale? Per Ammiano nessun problema. Le traduzioni, ovviamente, non sono letterali; ma meglio che niente, no? Un'ultima cosa: la prossima volta anche frase finale, per sapere perlomeno dove fermarmi :). Saluti.
Girolamo, Epistole, LVII, 5-6 passim
? una vera impresa riuscire a conservare in una traduzione lo stesso fascino con cui sono state espresse le immagini nella lingua originale. Un concetto, magari, te l'hanno buttato gi? con un solo termine tecnico; io non ne ho un altro da sostituirgli, e nel cercare di renderne almeno il senso, appena appena riesco, con una lunga perifrasi, a coprire un cammino di per s? breve. Mettici poi i labirinti che ti presentano gli iperbati, la differenza dei casi, le sfumature delle immagini e, infine, proprio il loro idioma nazionale, anzi oserei dire, paesano: se faccio una traduzione letterale, quelle forme espressive si cambiano in rumori senza senso; se mi vedo obbligato a far delle varianti di costruzione o di stile, sar? preso per uno che ha mancato al suo dovere di traduttore -. E dopo altre non poche considerazioni che sarebbe superfluo riportare in questa sede, ho aggiunto ancora questo: - Se qualcuno, caso mai, non fosse convinto che la bellezza di una lingua in una traduzione ci perde, traduca in latino Omero, alla lettera; oppure, per fare un caso pi? banale, provi a parafrasare l'autore citato nella sua stessa lingua, ma in prosa. S'accorger? che lo stile diventa ridicolo e che il pi? eloquente dei poeti sa appena parlare -. Potrebbe darsi che le mie parole non facciano testo (a dire il vero, per?, ho solo voluto mostrare che fin da giovane non ho mai tradotto parole, ma pensieri); prendi visione della breve prefazione che, a proposito di questo argomento, introduce il libro dove si narra la vita di sant'Antonio. Ecco il passo testuale: - La traduzione letterale di una lingua in un'altra ne strozza il pensiero; ? come se erbe troppo rigogliose soffocassero un seminato. Per restare aderenti ai casi e alle figure, lo stile riesce appena appena a esprimere con lunghe perifrasi un'idea che poteva essere contenuta in poche parole. Ho dunque cercato di evitare questo inconveniente quando mi son messo a tradurre, dietro tua richiesta, la vita di sant'Antonio: il senso non ci ha perso niente, anche se qualche parola non la trovi. Lascia che siano altri a fissarsi sulle sillabe e sulle lettere dell'alfabeto; tu ricercane il pensiero -.
Trad. S. Cola
Ammiano Marcellino, Storie, XIX, 10
1. Dum haec per varios turbines in orientis extimo festinantur, difficultatem adventantis inopiae frumentorum urbs verebatur aeterna, vique minacissimae plebis famem ultimum malorum omnium exspectantis subinde Tertullus vexabatur, ea tempestate praefectus, inrationabiliter plane, nec enim per eum steterat, quo m inus tempore congruo alimenta navibus veherentur, quas maris casus asperiores solitis ventorumque procellae reflantium delatas in proximos sinus introire portum Augusti discriminum magnitudine perterrebant. 2. quocirca idem saepe praefectus seditionibus agitatus ac plebe iam saeviente inmanius, quam urebat inpendens exitium, ab omni spe tuendae salutis exclusus, ut aestimabat, tumultuanti acriter populo sed accidentia considerare sueto prudenter obiecit parvulos filios et lacrimans 3. ?en? inquit ?cives vestri - procul omen dii caelestes avertant - eadem perlaturi vobiscum ni fortuna adfulserit laetior. si itaque his abolitis nil triste accidere posse existimatis, praesto in potestate sunt vestra?. qua miseratione vulgus ad clementia suapte natura proclive lenitum conticuit aequanimiter venturam operiens sortem. 4. moxque divini arbitrio numinis, quod auxit ab incunabulis Romam perpetuamque fore respondit, dum Tertullus apud Ostia in aede sacrificat Castorum, tranquillitas mare mollivit, mutatoque in austrum placidum vento, velificatione plena portum naves ingressae frumentis horrea referserunt.
1. Ci? accadeva con rapidit? nelle zone estreme d'Oriente in mezzo a vari turbinii; la Citt? eterna temeva frattanto le difficolt? comportate dall'avvicinarsi della mancanza di grano. La violenza della plebe minacciosissima (si aspettava la fame, la pi? grave di tutte le disgrazie!) tormentava di continuo Tertullo (in quel tempo [anni 359-361] prefetto) in modo del tutto irrazionale: non era dipeso da lui se non erano state portate in tempo conveniente per nave le vettovaglie; le navi, a causa dei comportamenti del mare pi? ostile del solito e dei venti [libeccio] che soffiavano contro, erano state portate in insenature vicine e con la grandezza dei pericoli comportati [da quei venti contrari] le distoglievano dall'entrare nel porto di Augusto [Ostia]. 2. Il prefetto dunque (messo spesso in agitazione da rivolte popolari e infuriando la plebe fuor di misura, scottata [dal pensiero della] morte incombente) si vide preclusa ogni speranza di salvezza (come lui pensava) e con molta saggezza present? i suoi figlioletti al popolo che tumultuava con violenza, abituato per? a prendere in attenta considerazione i fatti che andavano verificandosi. Piangendo disse: 3. ?Ecco concittadini vostri, destinati (e le divinit? celesti distolgano questo presagio!) a subire la vostra stessa sorte, se non briller? una fortuna migliore. Ma se pensate che, eliminati questi [miei figli], nulla di preoccupante pu? pi? accadere, eccoli, sono in vostro potere?. La folla, portata per sua natura alla clemenza, fu calmata da queste affermazioni comportanti piet? e tacque, restando in attesa serena di ci? che sarebbe accaduto. 4. Subito dopo, per volere della divinit? (che fece crescere Roma fin dalla culla e promise sarebbe durata in eterno!), mentre Tertullo a Ostia sacrificava nel tempio di Castore e di Polluce presto la bonaccia plac? il mare, il corso del vento si mut? nel placido austro, le navi a vele spiegate entrarono in porto e riempirono di frumento i granai.
Trad. G. Viansino
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