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bukowski
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Data:
19/03/2003 13.10.30
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Cicerone, Lettere ai familiari, XII, 3
Auget tuus amicus furorem in dies: primum in statua, quam posuit in rostris, inscripsit PARENTI OPTIME MERITO, ut non modo sicarii, sed iam etiam parricidae iudicemini, quid dico, iudicemini? iudicemur potius; vestri enim pulcherrimi facti ille furiosus me principem dicit fuisse. Utinam quidem fuissem! molestus nobis non esset. Sed hoc vestrum est; quod quoniam praeteriit, utinam haberem, quid vobis darem consilii! sed ne mihi quidem ipsi reperio quid faciundum sit; quid enim est, quod contra vim sine vi fieri possit? Consilium omne autem hoc est illorum, ut mortem Caesaris persequantur; itaque ante diem VI. Non. Oct. productus in concionem a Cannutio turpissime ille quidem discessit, sed tamen ea dixit de conservatoribus patriae, quae dici deberent de proditoribus; de me quidem non dubitanter, quin omnia de meo consilio et vos fecissetis et Cannutius faceret. Cetera cuiusmodi sint, ex hoc iudica, quod legato tuo viaticum eripuerunt: quid eos interpretari putas, quum hoc faciunt? ad hostem scilicet portari. O rem miseram! dominum ferre non potuimus, conservo servimus. Et tamen, me quidem favente magis quam sperante, etiam nunc residet spes in virtute tua. Sed ubi sunt copiae? de reliquo malo te ipsum tecum loqui quam nostra dicta cognoscere.
Di giorno in giorno, la follia del tuo amico [come si evince dal seguito, si tratta di Antonio] si aggrava [lett. il tuo amico aumenta la (propria) follia]: innanzitutto, ha fatto apporre, sulla statua collocata nel foro [in rostris], l'effigie "In onore del padre (della patria), benemerito (di Roma)" [come si evince dal seguito, si tratta di Cesare, da poco ucciso]; tal che voi passate non solo per assassini, ma addirittura per parricidi! Ma perch? dico "voi passate"? "Noi passiamo", piuttosto! Quel folle [sempre Antonio], infatti, sostiene che io sia stato il "cervello" [principem] del vostro gloriosissimo atto [l'uccisione di Cesare, appunto]! Ah, lo fossi stato per davvero [espressione ottativa; nota il cinismo di Cicerone]! Egli non ci darebbe (pi?) noie [Cicerone, anche altrove, afferma che se fosse stato la vera mente e il vero "grande vecchio" che si celava dietro l'uccisione di Cesare, non si sarebbe limitato ad uccidere il dittatore, ma avrebbe fatto piazza pulita anche del suo entourage, Antonio in primis]! Ma l'assassinio ? opera esclusivamente vostra; e dal momento che si tratta di un evento oramai concluso, potessi almeno darvi [espressione ottativa; il desiderio ? ritenuto irrealizzabile nel presente; imperfetto cong.] qualche consiglio (su come agire)! Ma (in realt?) neanch'io, per me, riesco a decidermi sul da farsi [lett. a immaginare che cosa si debba fare]: ma poi, ? davvero possibile reagire alla violenza senza far ricorso alla violenza? Ora, il loro unico scopo ? vendicare la morte di Cesare. Pertanto, il 2 Ottobre [il sesto giorno prima delle None di Ottobre] Antonio [ille] - introdotto nell'assemblea da Cannuzio - ne usc? certo in modo ignobile, non prima, tuttavia, d'aver usato parole, a riguardo dei salvatori della patria, che (piuttosto) dovrebbero addirsi a traditori! Sicuro, per quel che riguarda me, che voi avete agito e che Cannuzio agisse solo ed esclusivamente su mia istigazione [de meo consilio]! Quanto al resto [lett. di che specie (cuiusmodi) siano le cose che restano], puoi arguirlo dal fatto che hanno estorto al tuo emissario il (suo) viatico [denaro per il viaggio]. Che cosa credi essi abbiano lasciato intendere, facendo [quum = cum] ci?? Che si stavano portando viveri ad un nemico (della patria), ovviamente! Che sciagura! Ci siamo sbarazzati di un tiranno [lett. non siamo riusciti a sopportare?; Cesare], ed ora ci ritroviamo sottomessi a (quello che era) un servo come noi [conservo]! E, per quanto i miei desideri superino le mie aspettative, ciononostante, ora come ora, la speranza poggia tutta sul tuo valore. Ma i mezzi, dove sono? Per l'avvenire, preferisco che tu (innanzitutto) ti chiarisca le idee da solo [lett. parli con te stesso], piuttosto che dar retta alle mie parole.
Cicerone, Lettere ad Attico, VII, 22
Pedem in Italia video nullum esse qui non in istius potestate sit. de Pompeio scio nihil eumque, nisi in navim se contulerit, exceptum iri puto. O celeritatem incredibilem! huius autem nostri?sed non possum sine dolore accusare eum de quo angor et crucior. tu caedem non sine causa times, non quo minus quicquam Caesari expediat ad diuturnitatem victoriae et dominationis sed video quorum arbitrio sit acturus. [2] +recte sit censeo cedendum de oppidis iis egeo consili+. quod optimum factu videbitur facies. Cum Philotimo loquere atque adeo Terentiam habebis Idibus. ego quid agam? qua aut terra aut mari persequar eum qui ubi sit nescio? etsi terra quidem qui possum? mari quo? tradam igitur isti me? fac posse tuto (multi enim hortantur), num etiam honeste? nullo modo. equidem a te petam consilium, ut soleo. explicari res non potest; sed tamen si quid in mentem venit velim scribas et ipse quid sis acturus.
A quanto posso appurare, non c'? centimetro della Penisola che non sia (oramai) nelle mani di costui [Cesare; lett. vedo che in Italia non c'? un piede (inteso come unit? di lunghezza; per metonimia, striscia di terreno) che?]. A riguardo di Pompeo, non so nulla, ma credo che verr? fatto prigioniero, a meno che non si sia gi? imbarcato ["navim" ? acc. alternativo a "navem"]. Che tempismo, il suo [lett. di questo nostro (Pompeo)]! Da non credersi! Ma non riesco a biasimarlo, senza provar rimorso: del resto sono in gran pena per lui? Tu paventi una strage, e non a torto: a Cesare ? aperta la strada ad una vittoria e ad un dominio incontrastati [lett. non che qualcosa non vada a vantaggio di Cesare?], eppure mi rendo conto ch'egli ha intenzione di agire spinto da arbitrio. Credo sia opportuno ritirarsi. A riguardo di quegli oppidani, non so che dire [?; il periodo, del resto, presenta cruces desperationis]. Fa' ci? che ritieni pi? giusto da farsi [lett. farai ci? che sembrer??]. Parla con Filotimo, tanto pi? t'incontrerai con Terenzia per le Idi. E io, per quel che mi riguarda, che dovrei fare [dubitativo]? Per quale terra o mare raggiungere un uomo che ignoro dove sia? Per quanto, come potrei (azzardarmi) per terra e per mare? Dovr?, dunque, arrendermi a costui [Cesare]? Metti conto che io riesca a salvar la pelle - molti del resto (me) lo consigliano - che onore me ne verrebbe? Nessuno, di certo [la trad. ? un po' libera, ma il senso ? chiarissimo]. E allora, eccomi a chiederti [petam, esortativo] un parere, come mio solito! (In effetti) la questione non si pu? sbrogliare? tuttavia, se ti salta qualcosa in mente, vorrei che tu me lo scrivessi [la costr. ? ottativa], e che mi scrivessi anche cosa tu stesso conti di fare.
Cicerone, Lettere ai familiari, X, 12 passim
Perge igitur, ut agis, nomenque tuum commenda immortalitati, atque haec omnia, quae habent speciem gloriae collectam inanissimis splendoris insignibus, contemne, brevia, fugacia, caduca existima. Verum decus in virtute positum est, quae maxime illustratur magnis in rem publicam meritis: eam facultatem habes maximam; quam quoniam complexus es, tene: perfice, ut ne minus res publica tibi quam tu rei publicae debeas. Me tuae dignitatis non modo fautorem, sed etiam amplificatorem cognosces: id cum rei publicae, quae mihi vita est mea carior, tum nostrae necessitudini debere me iudico. Atque in his curis, quas contuli ad dignitatem tuam, cepi magnam voluptatem, quod bene cognitam mihi T. Munatii prudentiam et fidem magis etiam perspexi in eius incredibili erga te benevolentia et diligentia.
E allora, continua per la tua strada [in senso figurato, ovviamente :); lett. continua come agisci] e rendi il tuo nome immortale [lett. affida il tuo nome all'immortalit?]; (di contro) disprezza tutto ci? che riluce di gloria speciosa [riassumo cos?: haec omnia, quae habent speciem gloriae collectam inanissimis splendoris insignibus] e consideralo (alla stregua di) cose effimere, fugaci, caduche. Il vero onore ? riposto nella virt?, che riluce anzitutto nei servigi [magnis? meritis] resi allo Stato: ne hai piena facolt?; e, dal momento che ce l'hai avuta, tienila ben stretta! Fa' in modo che tu e lo Stato viviate in simbiosi [lett. che lo Stato debba a te non meno di quanto tu?]! Tu scoprirai in me non solo un fautore, ma addirittura un promotore, della tua autorevolezza! Del resto, io penso di tanto dovere sia [cum?] allo Stato, che amo pi? della mia stessa vita, sia [? tum] al nostro legame. E in questi sacrifici, che ho dedicato alla tua autorevolezza, ho ritrovato lauta soddisfazione, tanto pi? che ho avuto riprova [riassumo cos?: "magis etiam perspexi? bene cognitam mihi"], nella sua incredibile benevolenza e attenzione nei tuoi confronti, della saggezza e della lealt? di T. Munazio.
Tradd. Bukowski
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