Data:
24/03/2003 3.52.02
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Curzio Rufo, Storie di Alessandro Magno, IX, 1 passim, con leggere modifiche
Guadato il fiume, Alessandro si spinse verso i territori pi? interni dell?India. Nelle immediate vicinanze, s?estendevano, coprendo un?ampia zona, selve fitte di altissimi alberi. La maggior parte dei rami, a mo? [instar, acc. avverb. con il genitivo] di tronchi giganteschi, inclinati verso il suolo, rispuntavano dal punto in cui [qua, avv.] si erano incurvati, tanto da [adeo ut] non avere aspetto di un ramo che rispuntasse, quanto piuttosto di un albero novello che erto su propria radice. Il clima (?) salubre, dato che le ombre temperano la canicola [vim solis] e dalle fonti le acque sgorgano copiosamente. Tuttavia, le selve pullulano di serpenti [lett. nelle selve c?? grande quantit? (vis) di serpenti], dalle squame lucenti come l?oro [suppongo ? squamis fulgorem auri reddentibus?], nonch? velenosissimi [lett. e il loro veleno?]: al (loro) morso, infatti, seguiva morte immediata [praesens], finch? alfine gli abitanti del luogo offrirono ai Macedoni l?antidoto [lett. la costr. ? al pass.; oblatum est ? offero]. Da l?, marciando attraverso deserti, (Alessandro e i suoi uomini) giunsero nelle vicinanze del fiume Iarotide; in questa zona [hic, avv.] c?? un bosco, che confina col fiume [iunctum flumini], (bosco) fitto [lett. ombreggiato] di alberi rari e sconosciuti [lett. visti in nessun luogo] e pieno di pavoni agresti [lett. popolato da una moltitudine di?]. Levati da quel luogo gli accampamenti, Alessandro cinge d?assedio [capit corona] una citt? posta nelle vicinanze [positum haud procul (non lontano)] e, catturati alcuni ostaggi, (ne) impone il riscatto agli abitanti.
Trad. Bukowski
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