Data:
30/03/2003 15.25.25
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Cicerone, Pro Sestio, XLV passim
A Roma, sempre si sono distinte due classi, tra coloro che aspirarono ad impegnarsi nella politica [versari in re publica] e ad occuparvi una posizione elevata [in ea se gerere excellentius]: gli uni vollero essere definiti ?popolari?, gli altri ?ottimati?. ?Popolari? erano quelli che facevano e dicevano cose che sapevano essere gradite alla moltitudine [= al popolo]; erano, invece, considerati ?ottimati? coloro che si comportavano in modo tale da incontrare l?approvazione dei cittadini migliori. Ora, sono ?ottimati? tutti coloro che non fanno del male [neque nocentes sunt], che non sono per natura disonesti e squilibrati, che non si trovano impegolati in dissesti finanziari, e che ? al contrario ? sono (moralmente) integri ed assennati, e di buona famiglia. Coloro che, nel governo dello Stato, assecondano la volont? e gl?interessi di costoro, fautori degli ottimati ed ottimati essi stessi, sono annoverati fra i cittadini pi? autorevoli ed illustri, i ?principes? della citt?. E allora, i reggitori dello Stato a cosa devono puntare e a quale meta devono volgere il proprio cammino? A ci? ch?? pi? nobile [suppongo ?praestantissimum?] e pi? desiderabile per tutti i cittadini sani ed onesti: (ovvero) la pace sociale e la dignit? dello Stato.
Trad. Bukowski
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