Data:
03/04/2003 20.50.13
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Caspiterina! Non facile.
Cicerone, Le leggi, I, 37-38-39 passim
Vereor committere ut non bene provisa et diligenter explorata principia ponantur, nec tamen ut omnibus probentur ? nam id fieri non potest ?, sed ut eis qui omnia recta atque honesta per se expetenda duxerunt, et aut nihil omnino in bonis numerandum nisi quod per se ipsum laudabile esset, aut certe nullum habendum magnum bonum, nisi quod vere laudari sua sponte posset: 38 iis omnibus, sive in Academia vetere cum Speusippo Xenocrate Polemone manserunt, sive Aristotelem et Theophrastum, cum illis congruentes re, genere docendi paulum differentes, secuti sunt, sive, ut Zenoni visum est, rebus non commutatis inmutaverunt vocabula, sive etiam Aristonis difficilem atque arduam, sed iam tamen fractam et convictam sectam secuti sunt, ut virtutibus exceptis atque vitiis cetera in summa aequalitate ponerent: omnibus haec quae dixi probentur; 39 sibi autem indulgentes et corpori deservientes, atque omnia quae sequantur in vita quaeque fugiant voluptatibus et doloribus ponderantes, etiam si vera dicant ? nihil enim opus est hoc loco litibus ?, in hortulis suis iubeamus dicere, atque etiam ab omni societate rei publicae, cuius partem nec norunt ullam neque umquam nosse voluerunt, paulisper facessant rogemus.
Temo di far s? che [vereor committere ut] vengano posti princ?pi non ben appurati [provisa] e diligentemente esaminati, non (tali) che siano approvati da tutti ? la qual cosa, del resto, non sarebbe possibile ? ma (quantomeno che siano approvati) da coloro che considerarono [duxerunt] la rettitudine e l?onest? [omnia recta atque honesta] (valori) da conquistarsi per se stessi [ovvero, per loro esclusiva natura, senza essere ?inficiati? dall?utile e dal dilettevole], e che (altres? ritennero che) o non si debba affatto annoverare tra i beni se non ci? che, di per se stesso, ? degno di lode, o che nulla debba considerarsi (comunque) un bene prezioso [magnum], se non ci? che (appunto) meriti, di per s?, lode: [considera quanto segue come una lunga parentesi]
(ovvero, voglio dire,) [1] da tutti coloro che o frequentarono l?Antica Accademia sotto la guida di Speusippo, Senocrate e Polemone [lett. rimasero nell?antica? con?], o [2] furono discepoli di [lett. secuti sunt, seguirono] Aristotele e Teofrasto, i quali concordano con quelli [ovvero, Speusippo & company] nella sostanza [re, limitazione], (anche se vi) differiscono, ma di poco, per metodologia d?insegnamento ? o, come ben disse [lett. parve a] Zenone, cambiarono i termini senza mutare i concetti; oppure [3] (da coloro) che seguirono la scuola di Aristone, difficile e complicata, per quanto gi? affievolita e confutata (nei fondamenti di pensiero), (pensatori, questi ultimi, tali) che ponevano ogni cosa, eccezion fatta per virt? e vizi, sullo stessissimo piano [in summa aequalitate];
princ?pi dunque che vengano approvati [va ricollegato a ci? ch?era prima della parentesi] da tutti (costoro che ho appena elencati). Inoltre (coloro che sono) indulgenti con se stessi e che sono asserviti al (proprio) corpo, e che tutto ci? che perseguono o evitano [ma ha sfumatura d?ingiunzione esortativa] nella (loro) vita lo ponderano in termini di piaceri e dolori, anche nell?eventualit? che affermino cose vere ? ma non ? il caso di far polemiche su questo punto ? lasciamoli [iubeamus, esortativo] filosofeggiare [rendo cos? ?dicere?, per evidenziare la sfumatura ironica] nei loro ?giardinetti? [da qui si evince che l?ironia di Cicerone ? rivolta agli epicurei; la scuola epicurea, infatti, si chiamava ?Giardino?] ed anzi preghiamoli di rinunziare, per quel poco (che basti), ad ogni partecipazione agli affari dello Stato [facessant paulisper ab omni societate rei publicae; cos? traduce il diz. IL], di cui non conoscono, n? vollero mai conoscere, parte alcuna.
Trad. Bukowski
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