Data:
06/04/2003 18.43.07
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Bentornato :). Si tratta di una rielaborazione fatta su un passaggio di Cicerone, dal De finibus, V, 52-54. Saluti.
[L'imparare d? gioia]
E? necessario rendersi conto [intellegi] che le attrattive - grazie alle quali siamo spinti [moveamur] ad imparare ed a conoscere ? sono (gi?) presenti proprio nelle cose [lett. nelle cose stesse] che s?imparano e si conoscono. Ora, gli antichi filosofi immaginano [fingunt; opp. rappresentano] quale sia la vita futura [s?intende: dopo la morte] dei sapienti nelle isole dei beati: (in quelle isole) li immaginano liberi da ogni preoccupazione, senza bisogno di alcunch? di necessario [requirentes? nullum necessarium] al tenore o alla qualit? [lett. paratum, apparato; ? acc. di 4a] della vita, protesi a far [acturos, perifrastico] nient?altro se non a trascorrere tutto il tempo nella investigazione, ovvero nella conoscenza, della natura. Noi, da parte nostra, invece, consideriamo [videmus] codesto diletto non solo proprio di una vita felice [gen. pertinenza], ma (lo consideriamo) anche una panacea [levamentum] delle (umane) miserie. Del resto, molti (sapienti) ? caduti nelle mani dei nemici o di tiranni, e messi in carcere o cacciati in esilio ? alleviarono la propria disgrazia dedicandosi alla filosofia [? il riconosciuto valore ?consolatorio? della filosofia, cui si adagi? anche Cicerone, oramai tagliato fuori dal gioco politico]. (Ad esempio) Demetrio Falereo, capo della propria citt?, quando venne espulso ingiustamente [iniuria, con ingiustizia] dalla patria, si rec? ad Alessandria, dal re Tolomeo. Egli [Demetrio], eminente filosofo qual era [lett. poich? eccelleva in filosofia (abl. limitazione)], durante quel [suppongo ?illo?] (suo periodo di) ?otium? coatto e sventurato [calamitoso], scrisse numerose (opere) molto pregevoli, non per proprio uso e consumo, ma per la cura dell?anima.
Trad. Bukowski
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