Data:
10/04/2003 20.47.34
rispondi
al msg
nuovo
msg
cerca nel forum
torna
all'indice |
Cicerone, Familiares, IV, 5 passim
Lettera di Servio Sulpicio a Cicerone. Caro Cicerone, ho (appena) saputo della morte della tua (cara) figlia Tulliola: mi dispiace davvero tanto: la considero una sciagura che colpisce entrambi [communem; tieni conto dello slittamento dei tempi nello ?stle epistolare?]. Tuttavia, voglio rammentarti un aneddoto [lett. rem, cosa], che m?ha rinfrancato non poco (nella circostanza): pu? darsi ch?esso faccia con te altrettanto. Tornavo dall?Asia, navigando da Egina alla volta di Megara, quando presi a guardare i territori (ch?erano) d?intorno [circumcirca]. Alle mie spalle c?era Egina, davanti (a me) Megara, alla (mia) destra Pireo, alla (mia) sinistra Corinto: citt?, un tempo, davvero floride, ed ora ridotte in miseria e macerie allo sguardo. Pensai allora tra me [il ?coepit? ? qui fraseologico, e conviene non tradurlo]: ?Ah! Noi, poveri e miseri esseri umani [homuncoli], c?indigniamo, se qualcuno dei nostri (cari) muore o viene ucciso ? eppur la loro vita ? giocoforza piuttosto breve ? mentre intanto, in un sol punto, giacciono prostrati i cadaveri di tante e tali citt? [la cui vita, s?intende, rispetto a quella umana, dovrebbe essere molto pi? lunga?]? Credimi (o Cicerone): una tale considerazione m?ha molto rincuorato [lett. la trad. ? al passivo: sono stato? da tale?] Se lo ritieni opportuno, tienila anche tu a mente [lett. fa? che tu ti ponga essa davanti agli occhi]!
Trad. Bukowski
|