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Mittente:
bukowski
Re: livio - marcia dei cartaginesi   stampa
Data:
16/04/2003 4.03.09




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Livio, Storia di Roma, XXI, 36

36. L'esercito arriv? poi ad una rupe molto pi? stretta e tanto scoscesa che a stento un soldato armato alla leggera, procedendo a tentoni e afferrandosi a cespugli e sterpi qua e l? affioranti, riusciva a scendere. Il luogo, gi? di sua natura scosceso, a causa di una recente frana era diventato un precipizio di circa mille piedi.
L? si fermarono i cavalieri come se fossero arrivati alla fine della strada e ad Annibale, perplesso, che chiedeva perch? la marcia si fosse arrestata, fu risposto che si era arrivati ad un dirupo assolutamente impraticabile. Egli stesso si avanz? per compiere una ricognizione sul luogo. Non c'era alcun dubbio: era necessario deviare l'esercito, anche a costo di fargli compiere un lungo giro, per un itinerario difficile e non battuto in precedenza, ma anche quel sentiero si rivel? impraticabile. Infatti sopra la neve vecchia non ancora disciolta era caduto un leggero strato di neve fresca e i soldati potevano avanzare appoggiando saldamente i piedi in quello strato cedevole e non profondo.
Ma presto, al passaggio di tanti uomini e di tante bestie da soma, lo strato superiore si sciolse e i soldati dovevano procedere sullo strato di ghiaccio sottostante e la poltiglia della neve che andava sfacendosi. Era una lotta affannosa con il sentiero scivoloso, col ghiaccio su cui non era possibile fermare il piede, col pendio che induceva facilmente a scivolare: in questo modo i soldati, anche se per rialzarsi si aiutavano con le mani o si appoggiavano sulle ginocchia, quando questi appoggi cedevano erano coinvolti in nuove cadute; intorno non vi erano sterpaglie o radici con cui ci si potesse in qualche modo puntellare con le mani o con i piedi e cos? tutti rotolavano sul ghiaccio che era soltanto liscio e sulla neve liquefatta.

Trad. G. D. Mazzocato
  livio - marcia dei cartaginesi
      Re: livio - marcia dei cartaginesi
 

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