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bukowski
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Re: Diu iam Romae moror, et quidem attonitus
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Data:
17/04/2003 0.07.50
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Plinio, Lettere, I, 22 passim
Da lungo tempo sono fermo a Roma, e per giunta preoccupato. Mi preoccupa (infatti) la lunga e pertinace malattia [?valetudo?, in senso negativo] di Tizio Aristone, (una persona) che io ammiro molto, e a cui voglio molto bene. Non c?? alcuno [lett. non c?? nulla? ?nihil? qui sta per ?nemo?] pi? autorevole, pi? probo, pi? colto di lui, tal che non solo un singolo individuo, ma la stessa letteratura e tutte le arti liberali [bonae artes] mi sembrano correre un gravissimo pericolo, a causa della malattia di costui. Un uomo cos? tanto ferrato nel diritto e pubblico e privato! E quante cose [sono partitivi], quanti esempi, quante (testimonianze) del passato egli custodisce (nella propria memoria)! Non c?? alcunch? ch?egli non possa insegnarti. Ogni volta che io (gli) chiedo un qualcosa di astruso [abditum], lui ? per me un pozzo di scienza! E quanta genuinit? [fides] ed autorit? c?? nelle sue parole [costr. dat. possesso]! Che c?? che lo colga impreparato [lett. ch?egli non sappia all?istante?].
Trad. Bukowski
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• Diu iam Romae moror, et quidem attonitus Re: Diu iam Romae moror, et quidem attonitus
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