Data:
29/04/2003 2.08.35
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Giustino, Epitomi, XLIII, 5 passim
Divenuta Marsiglia fiorente per fama di imprese, abbondanza di ricchezze e rinomanza delle arti, ed assurta a principale tra le citt? della Gallia [partitivo], le popolazioni confinanti, (tutte) d?un tratto [repente], si levano insieme [lett. accorrono] per distruggere il popolo [nomen] marsigliese, quasi a dover scongiurare un pericolo [incendium, in senso fig.] comune. Costoro, all?unanimit? [consensu omnium], scelgono ? quale condottiero [ducem belli] ? un principe [regulum; propr. re di un piccolo Stato] di quella regione, il quale (principe) ? mentre era impegnato nell?assedio della citt? nemica, con un grande esercito di selezionatissimi combattenti ? (una notte) durante il sonno [per quietem] credette di scorgere una donna dall?aspetto minaccioso [torvam; si tratta, dunque, di un sogno], che affermava con insistenza [dictitabat] di essere una dea. Spaventato da tale apparizione, (il principe) stipul? di propria iniziativa [ultro] la pace con gli abitanti di Marsiglia. Poi, avendo chiesto il permesso di accedere (comunque) nella citt? e di fare omaggio agli d?i dei Marsigliesi, ed avendo ottenuto ci? senza problemi [facile], sal? al tempio di Minerva [in effetti, l? ?arx? ? il punto pi? elevato, il fortilizio della citt?], e l?, nel porticato, il suo sguardo cadde (proprio) su una statua della dea ch?egli aveva visto in sonno. Allora subito a gran voce esclama che quella era (proprio) la dea che gli era apparsa durante la notte. (Il principe) diede in voto (allora) alla dea un monile d?oro [costr. ?dono? con acc. della persona cui si dona ed abl. della cosa donata] e strinse col popolo di Marsiglia un?alleanza perenne.
Trad. Bukowski
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