Data:
13/05/2003 16.50.33
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Giovenale, Satire, VI 434-473
illa tamen grauior, quae cum discumbere coepit laudat Vergilium, periturae ignoscit Elissae, 435 committit uates et comparat, inde Maronem atque alia parte in trutina suspendit Homerum. cedunt grammatici, uincuntur rhetores, omnis turba tacet, nec causidicus nec praeco loquetur, altera nec mulier. uerborum tanta cadit uis, 440 tot pariter pelues ac tintinnabula dicas pulsari. iam nemo tubas, nemo aera fatiget: una laboranti poterit succurrere Lunae. inponit finem sapiens et rebus honestis; nam quae docta nimis cupit et facunda uideri 445 crure tenus medio tunicas succingere debet, caedere Siluano porcum, quadrante lauari. non habeat matrona, tibi quae iuncta recumbit, dicendi genus, aut curuum sermone rotato torqueat enthymema, nec historias sciat omnes, 450 sed quaedam ex libris et non intellegat. odi hanc ego quae repetit uoluitque Palaemonis artem seruata semper lege et ratione loquendi ignotosque mihi tenet antiquaria uersus nec curanda uiris. opicae castiget amicae 455 uerba: soloecismum liceat fecisse marito. nil non permittit mulier sibi, turpe putat nil, cum uiridis gemmas collo circumdedit et cum auribus extentis magnos commisit elenchos. [intolerabilius nihil est quam femina diues.] 460 interea foeda aspectu ridendaque multo pane tumet facies aut pinguia Poppaeana spirat et hinc miseri uiscantur labra mariti. ad moechum lota ueniunt cute. quando uideri uult formonsa domi? moechis foliata parantur, 465 his emitur quidquid graciles huc mittitis Indi. tandem aperit uultum et tectoria prima reponit, incipit agnosci, atque illo lacte fouetur propter quod secum comites educit asellas exul Hyperboreum si dimittatur ad axem. 470 sed quae mutatis inducitur atque fouetur tot medicaminibus coctaeque siliginis offas accipit et madidae, facies dicetur an ulcus?
Pi? fastidiosa invece ? la donna che appena a tavola cita Virgilio, giustifica Didone decisa a morire, mette in lizza e confronta poeta a poeta, ponendo sui piatti della bilancia da un lato Virgilio, dall'altro Omero. Si ritirano in un canto i grammatici, per sconfitti si danno i retori, tutti i presenti ammutoliscono: nessuno oserebbe fiatare, avvocato o banditore, nemmeno un'altra donna. Tale ? il diluvio delle sue parole, che lo diresti un tafferuglio di casseruole e campanacci. Non serve scomodare trombe o bronzi: a salvare la luna in eclissi basta lei sola. Chi ? saggio anche in cose oneste s'impone un limite; la donna che vuol mostrarsi eloquente e dotta a tutti i costi, ahim?, deve rimboccar la tunica a mezza gamba, immolare un porco a Silvano e frequentare bagni popolari. T'auguro che la signora seduta accanto non si picchi d'avere un proprio stile e non ti scagli addosso con linguaggio involuto un tortuoso entim?ma, che ignori qualcosa di storia e non comprenda tutto quel che legge. Odio la donna che ha sempre in mano e consulta la Grammatica di Pal?mone, senza mai trasgredire le regole della lingua, e che, ostentando erudizione, cita versi a me sconosciuti, che rimprovera a un'amica incolta parole a cui nessun uomo farebbe caso: vivaddio, che almeno al marito sia permesso un errore di sintassi! Nulla esiste che non si permetta una donna, nulla che reputi scorretto, se pu? cingersi il collo di smeraldi o appendersi alle orecchie tutte tese pendagli smisurati: [no, non c'? nulla di pi? insopportabile di una femmina ricca]. Il viso, gonfio di pomate, tutto un effluvio di ceroni poppeani, in cui s'invischiano le labbra del povero marito, ? ripugnante, eppure muove al riso: ma dall'amante corrono a pelle pulita. Quando mai una donna si preoccupa d'esser bella in casa propria? Gli unguenti sono per l'amante, per lui s'acquistano i prodotti che voi, diafani Indiani, ci mandate. Finalmente svela il suo volto: tolto il primo strato d'intonaco, ecco, ora sappiamo chi ?; poi si massaggia con il latte: si sa, anche se fosse esiliata al polo artico, condurrebbe con s? una mandria d'asine. Io domando: ? una faccia questa, cos? mutata in maschera, sostenuta da tanti impiastri, tutta madida per gli impacchi di farina bollente, o non piuttosto un'ulcera?
Fonte: www.bibliomania.it
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